Steven Spielberg, vincitore di tre Oscar, nominato anche quest'anno per Il ponte delle spie, si dice sorpreso dell'assenza di nomination per Straight Outta Compton e Idris Elba, ma si oppone all'idea di togliere voti a certi membri dell'Academy che hanno regolarmente svolto il loro compito. Il vero problema, per Spielberg è altrove.
In un'ampia intervista all'Hollywood Reporter ha espresso sorpresa per alcune esclusioni: "Sono un grande sostenitore degli Academy Awards. Mi ha sorpreso che certi individui non siano stati nominati. Sono stato sorpreso dall'esclusione di Idris Elba. Credo sia stata una delle migliori prove nella categoria protagonisti e non, la sua. Ho visto Straight Outta Compton - io e mia moglie lo abbiamo visto il primo weekend che è uscito nelle sale, ci ha davvero cambiato il mondo. È stato incredibile. Mi ha sorpreso vedere quell'omissione".
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Ad ogni modo Spielberg non imputa tali manchevolezze al razzismo,ricordando come solo due anni fa Lupita Nyong'o e il film 12 anni schiavo avessero avuto ottenuto nomination e vittoria. Né è d'accordo con la decisione di togliere il voto ad alcuni membri dell'Academy: "Hanno fatto il loro dovere e forse adesso sono in pensione, ma hanno recato un grande servizio... forse non hanno vinto una nomination, il che gli avrebbe dato immunità dalle nuove regole, ma hanno servito con orgoglio e questa è anche la loro industria... privarli dei loro voti? Non sono pienamente d'accordo".
Il cuore della questione, dice giustamente il regista, non è nell'operato dell'Academy, che comunque con queste nuove regole cerca di aprirsi sempre più alladiversità, ma è a monte "nelle persone che assumono, quelli ai cancelli dei gradi studio o delle compagnie di produzioni indipendenti. Sono le storie che vengono raccontate. È chi scrive la diversità... inizia sulla pagina. E dobbiamo TUTTI essere più proattivi nel portarla alla luce e cercare solo il talento". Lui stesso ha due figli di colore, dice di non essersi mai curato del colore della pelle, e guardando ai film fatti, le persone in essi coinvolte, ha avuto diversità per tutta la vita.
Altra questione spinosa sottolineata dal regista è la spietata campagna pubblicitaria nella corsa all'Oscar (ricordiamo che il suo Salvate il soldato Ryan perse contro Shakespeare in love): "si spendono tantissimi soldi. Non me ne starò seduto a dire che dovremmo avere limiti finanziari alle campagne come chiedeva John McCain per la politica, ma credo che l'ammontare dei... chiamiamoli 'regali', chiamiamole 'lusinghe', dovrebbe essere ridotto a zero. Credo che davvero la cosa che più non tollero sono le lusinghe... alcuni mandano elaboratissime brochures e cesti. Secondo me dovremmo mandare solo una copia del DVD e basta. Niente cene o altro... mi pare che tutto sia diverso da come era una volta".
Il regista però dubita che le sue parole possano cambiare questo fenomeno, perché "a tutti piace andare ad una bella festa", ma così si dimentica "il potere persuasivo delle storie... è questo che mi intristisce".