Stephen Fry ha lanciato un appello in difesa della salute mentale dei più giovani, minacciata durante i mesi della pandemia. L'attore ha esortato ad aprire centri di accoglienza per bambini e ragazzi, sottolineando come uno su tre si sia autolesionato nell'ultimo anno.
Stephen Fry ha acceso i riflettori sul tema della salute mentale, parlando della sua esperienza personale e chiedendo un intervento a favore dei più giovani, ovvero la categoria più colpita dalla pandemia, dal punto di vista psicologico. Scrivendo sul Telegraph, l'attore e comico britannico, che è anche presidente dell'ente benefico Mind, ha invitato i ministri ad aprire hub attraverso i quali bambini e ragazzi possono accedere al supporto psicologico senza la richiesta di un medico o della loro scuola.
Un sondaggio svolto da Mind su un campione di quasi 12.000 persone, tra cui molte con problemi di salute mentale preesistenti, ha suggerito che quasi un giovane su tre si è autolesionato nel 2020. Fry ha affermato che i centri di accoglienza forniranno aiuto alle persone di età compresa tra 11 e 25 anni ed ha ricordato la propria giovinezza, definendolo un momento di "disperazione confusa". "Ho fatto del mio meglio per parlare sinceramente delle mie lotte con la salute mentale, la convivenza con il disturbo bipolare ed i diversi periodi bui e preoccupanti che ho attraversato, inclusa un'overdose quasi fatale", si legge sul Telegraph.
Fry ha aggiunto che sebbene abbia visto una riduzione dello stigma sulla salute mentale, la pandemia ha avuto un "prezzo enorme" sul benessere mentale delle persone e la ricerca di Mind ha dimostrato che i giovani sono tra le persone più colpite. Ha quindi aggiunto che i bambini non ricevono abbastanza sostegno dalle scuole, in parte perché i problemi di salute mentale sono spesso trattati come "cattivi comportamenti". "Sarebbe meglio accettare le nostre responsabilità morali verso i giovani e sforzarci di comprendere e migliorare questa crisi", ha detto infine l'attore.