Star Wars The Acolyte: la showrunner non crede si tratti della serie "più gay di sempre"

L'autrice della nuova serie Star Wars non è d'accordo con chi afferma si tratti di una storia dai connotati queer

Le streghe di The Acolyte

Dopo quattro episodi arrivati in streaming, c'è chi ha affermato che The Acolyte: La seguace sia la serie Star Wars "più gay di sempre", ma la sua autrice non condivide affatto questa opinione.

Nel 2019, Leslye Headland, fresca di due nomination agli Emmy come co-creatrice di Russian Doll, era sul red carpet della première di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker quando le è stato chiesto se avesse qualche idea propria su Star Wars.

La Headland aveva risposto di avere in mente storie di Star Wars fin dall'infanzia e, in una performance degna di un Oscar, ha esortato il capo della Lucasfilm Kathleen Kennedy a darle una possibilità. La verità è che era già al lavoro su The Acolyte, con cui sarebbe diventata la prima persona apertamente queer a creare un progetto live-action ambientato nella galassia lontana lontana.

Coral Vs Aniseya
The Acolyte: una scena della serie di Star Wars

Stenberg, che si identifica come gay e persona non binaria, è affiancata da Charlie Barnett, attore di Russian Doll (che ha dichiarato di essere gay all'età di 13 anni), che interpreta il cavaliere Jedi Yord Fandar. Barnett è in realtà uno dei due attori di Russian Doll a interpretare un Jedi in The Acolyte: La seguace, poiché la moglie di Headland, Rebecca Henderson, interpreta la Maestra Jedi Vernestra Rwoh. Headland ha sposato la Henderson nel 2016.

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La questione di cosa renda "gay" un'opera di intrattenimento di massa è una questione su cui Headland continua a riflettere seriamente. "Sono rimasta sorpresa dalla domanda. Amandla e io siamo scoppiate a ridere, ma ad essere sincera, non so cosa significhi il termine 'gay' in questo senso", ha ammesso la regista, aggiungendo: "Non credo di aver creato un contenuto queer, con la Q maiuscola".

Per quel che riguarda la relazione che intercorre tra le madri delle due gemelle protagoniste, l'autrice ha provato a spiegare la sua versione: "Sono in una società matriarcale. Come donna gay, sapevo che si sarebbe detto che la loro sessualità è queer, ma non ci sono nemmeno uomini nella loro comunità, quindi una vicinanza tra loro due sarebbe stata naturale. Sembrava un'idea dettata dalla trama". Infine, ha concluso: "Direi che è davvero riduttivo chiamarle lesbiche. Penso che significhi che non si sta prestando attenzione a questa storia".