Michael Winterbottom torna al cinema con un thriller politico ambientato negli anni '30. Shoshana, biopic incentrato sulla figura di Shoshana Borochov, figlia di uno dei fondatori del Sionismo socialista, arriverà nei cinema dal 27 giugno distribuito da Vision Distribution. A interpretare l'affascinante protagonista è Irina Starshenbaum mentre Douglas Booth interpreta il suo interesse sentimentale, l'ufficiale di polizia inglese Tom Wilkin.
A introdurre il ritorno di Winterbottom al cinema politico, in un film incentrato sulle origini della questione israeliana e sulle fratture causate da estremismo politico e la violenza, è una clip esclusiva in cui Tom Wilkin (Dpuglas Booth) introduce il personaggio di Shoshana a un avversario politico. Nel cast compaiono anche Harry Melling, Aury Alby e Ian Hart.
Di cosa parla Shoshana
Ambientato nella Palestina mandataria britannica degli anni '30 e '40, il film segue la tragica storia d'amore di Shoshana Borochov (Irina Starshenbaum), giornalista figlia di uno dei fondatori del Sionismo socialista, e dell'ufficiale di polizia britannico Tom Wilkin (Douglas Booth), mentre Wilkin e il collega agente di polizia Geoffrey J. Morton (Harry Melling) danno la caccia al militante sionista Avraham Stern (Aury Alby).
Sviluppato per molti anni, Shoshana ha assunto una nuova rilevanza politica per via dei terribili eventi occorsi di recente in Medio Oriente, come conferma lo stesso regista dichiarando al London Film Festival nel 2023: "Quello che è successo il 7 ottobre è stata una atrocità. E tutto quello che è accaduto da allora è terribile, migliaia di persone hanno perso la vita. Quindi è difficile essere ottimisti in un momento di violenza. Ovviamente la guerra è in corso e molte persone moriranno. Questa è una crisi gravissima".
Per quanto riguarda la pellicola in uscita nei cinema italiani, "in un certo senso, penso che sia più rilevante dopo quanto accaduto. Se vogliamo dare una morale al film... la violenza politica è un male. La violenza politica distrugge le persone e le separa. Avere una discussione politica ed essere in disaccordo, ma sforzarsi per trovare una via d'uscita. Questo è ciò di cui parla il film. Quindi, in un certo senso, non penso che il messaggio sia problematico nel film. Probabilmente è più rilevante ora. Ovviamente, siamo in una situazione in cui c'è violenza a Gaza, violenza in Israele... e se in questa situazione fai un film sulla violenza, tocchi una ferita aperta.