Dopo il successo di Shōgun dopo appena due episodi, il regista Jonathan van Tulleken ha rilasciato un'intervista, nella quale ha suggerito come il paragone migliore sullo show vada ricercato in serie come House of Cards e Succession, piuttosto che con Il Trono di Spade.
Pur riconoscendo che l'adattamento del romanzo di James Clavell del 1975 è "un'epopea, uno spettacolo puro", van Tulleken ha dichiarato su BBC che un paragone migliore sarebbe quello con un'altra serie della HBO, Succession, insieme a House of Cards di Netflix.
"È davvero un'opera basata sui personaggi e si tratta di un intrigo", ha dichiarato al programma Today. "Questo è un mondo pericoloso, dove la violenza può spuntare dal nulla, ma il vero pericolo è nelle macchinazioni. Una conversazione può essere pericolosa come qualsiasi altra cosa. Un paragone migliore [del Trono di Spade] sarebbe Succession o House of Cards".
Evitare lo sguardo occidentale
Basata sul romanzo di 1200 pagine, l'attesissima serie è ambientata nel Giappone del 1600, all'alba di una guerra civile che segnerà un secolo. L'attore e produttore esecutivo Hiroyuki Sanada interpreta Lord Yoshii Toranaga, che lotta per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti complottano contro di lui. Quando una misteriosa nave europea viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di pescatori, il suo pilota inglese, John Blackthorne (Cosmo Jarvis), arriva con dei segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare la lotta per il potere in suo favore e a distruggere la formidabile influenza dei nemici di Blackthorne stesso.
Il libro è già stato adattato in una serie limitata per la NBC nel 1980. Van Tulleken ha ribadito come la versione di FX, che è una coproduzione giapponese, sia stata analizzata attentamente per evitare il punto di vista occidentale. Su queste pagine trovate già la nostra recensione di Shōgun.
"È stata realizzata in collaborazione con i giapponesi perché è una storia di due culture che si incontrano e si vedono l'una nell'altra", ha detto.
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"Siamo ben oltre [lo sguardo occidentale] in termini di dialogo con il pubblico e di storie che vogliamo raccontare. Quello che vogliamo davvero raccontare è una storia di intrighi politici, di prigionia e di intrappolamento".