Alla fine Nanni Moretti è riuscito a essere protagonista anche stavolta. La scelta di non parlare coi giornalisti al Torino film Festival ha creato hype e qualche malcontento, ma il pubblico è accorso in massa per vedere l'anteprima di Santiago, Italia, documentario che ricostruisce l'intervento fondamentale dell'Ambasciata Italiana nel salvataggio di molti sostenitori di Salvador Allende dopo il colpo di stato militare del 1993.
"Un anno e mezzo fa ero a Santiago, in Cile per una conferenza, e l'ambasciatore Marco Ricci mi raccontò una bella storia italiana di cui andare fieri" esordisce Nanni Moretti "nel '73 avevo vent'anni e seguivo molto le vicende del Cile, quella storia l'avevo sentita, ma me l'ero dimenticata. Durante il colpo di stato in Cile l'Ambasciatore era in Italia perché la madre stava morendo così due diplomatici trentenni si sono trovati a gestire la situazione. Quando sono tornato in Italia la voglia di fare il film non mi è passata e allora ho cominciato le prime interviste".
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Parlando della genesi di Santiago, Italia, in uscita dal 6 dicembre con Academy Two, Nanni continua: "Dopo aver intervistato alcuni cileni che vivono in Italia, ho deciso di andare a girare in Cile. Mi ero fissato che volevo intervistare anche i cattivi quindi chiedevo in continuazione di entrare nel carcere di Punta Peuco, un carcere per privilegiati. Alla fine ho ottenuto il permesso, in tutto ho girato 40 ore di interviste che poi ho ridotto a due con l'aiuto del mio montatore. Alla fine ho tolto tutto il materiale in più, volevo finire il film in Italia. Non volevo parlare degli anni '90 e della morte di Pinochet, ma volevo che il film finisse coon le persone che raccontano l'Italia degli anni '70. Questa è una storia italiana di cui andare fieri, è una storia di accoglienza e mi piace raccontarla oggi".
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