Ryan Gosling, secondo Nick Cassavetes, che lo aveva diretto in Le pagine della nostra vita, non aveva le "doti naturali" per essere un protagonista nel panorama cinematografico.
La star canadese ha condiviso l'inaspettato aneddoto legato a uno dei più grandi successi della sua carriera in una nuova intervista rilasciata al magazine GQ.
Le opinioni del regista
Ripercorrendo le prime tappe della sua ascesa verso il successo a Hollywood, Ryan Gosling ha dichiarato che il primo risultato importante era stato ottenuto nel 2001 grazie al ruolo da protagonista di The Believer, diretto da Henry Bean. L'attore interpretava un ragazzino ebreo di New York che diventa un neo-nazista. L'attore ha sottolineato: "Il fatto che non fossi realmente giusto per la parte è esattamente stato il motivo per cui Henry ha pensato lo fossi".
La situazione, seppur in modo leggermente diverso, si è ripetuta quando si è presentato all'audizione per il film Le pagine della nostra vita. Nick Cassavetes era stato scelto come regista dell'adattamento cinematografico del romanzo scritto da Nicholas Sparks ed è stato molto chiaro con l'attore: "Mi ha detto in modo diretto: 'Il fatto che tu non possieda le doti naturali per essere un protagonista è il motivo per cui voglio che tu sia il mio protagonista'".
Ryan Gosling: l'ascesa verso il successo, tra eroi romantici e killer
Ken ha fatto rivalutare il proprio passato
Gosling non sembra essersela presa molto, non avendo una particolare autostima, considerando inoltre che si considerava il giovane meno talentuoso passato per la trasmissione The All-New Mickey Mouse Club, in cui aveva diviso il palco con future star come Justin Timberlake, Britney Spears e Christina Aguilera.
Ryan ha ammesso: "Tutti erano a un livello da prodigi. Io certamente non ero un bambino prodigio. Non sapevo perché fossi lì. E penso che tutti la pensassero in quel modo. Ed è per quello che non aveva funzionato: mi hanno vestito come un criceto o messo sullo sfondo mentre qualcuno cantava. Ma è stata un'esperienza grandiosa perché mi ha fatto capire in cosa non ero bravo. Anche quello è qualcosa di importante da imparare".
L'interprete di Ken in Barbie ha infine sostenuto che la sua interpretazione nel film di Greta Gerwig deve molto a quella fase della sua vita: "Penso di aver velocemente preso le distanze da quel ragazzino quando ho iniziato a realizzare film più seri. Ma la realtà è che gli devo tutto quello che ho. Sono dovuto realmente tornare indietro, riavvicinarmi a quel giovane e ringraziarlo, chiedendogli il suo aiuto".