Un racconto lungo, dettagliato e preciso, quello che Susan Scheider, moglie di Robin Williams ha condiviso sulle pagine di Neurology, rivista dell'accademia americana di neurologia, ma è anche una storia toccante e dolorosa, quella di un uomo che fu condotto al suicidio da una malattia impietosa e devastante, che tuttavia non riuscì ad individuare.
Nell'editoriale, che si intitola Il terrorista nel cervello di mio marito, Susan Schneider inizia il suo racconto sottolineando - come aveva già detto - di aver scoperto la diagnosi esatta della malattia di Robin solo alcuni mesi dopo la sua scomparsa. L'attore era affetto da demenza da corpi Lewy, e anche in una forma che aveva letteralmente invaso ogni area del suo cervello ed era arrivata a compromettere il resto del suo corpo "come se avesse tumori ovunque"
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"Non ho perso solo mio marito ma ho perso anche il mio miglior amico. Io e Robin rappresentavamo un porto sicuro d'amore incondizionato l'uno per l'altra." Susan racconta che tutte le sere lei e suo marito erano soliti aggiornarsi su come era andata la giornata, e confrontarsi su paure e successi, insicurezze e preoccupazioni. E fu proprio durante queste chiacchierate serali che lei iniziò a rendersi conto che qualcosa non andava.
Ho visto l'uomo più coraggioso del mondo alle prese con il ruolo più difficile della sua vita
Verso la fine di ottobre 2013 la malattia iniziò a dare i primi sintomi sul piano fisico, sintomi che tra l'altro sembravano scollegati tra loro, tra cui "un leggero tremore al braccio che fu attribuito ad un precedente infortunio" Nello stesso weekend, racconta Susan, Robin iniziò a manifestare un'ansia eccessiva, "a livelli di allarme", alla quale nei mesi successivi seguirono paranoia, insonnia e gravi problemi di memoria che arrivarono al culmine durante le riprese di Notte al museo 3 - Il segreto del faraone, durante le quali, tra l'altro, ebbe anche un attacco di panico.
"Robin aveva problemi anche a ricordare una sola battuta, quando appena tre anni prima aveva recitato per cinque mesi a Broadway, spesso anche per due spettacoli al giorno e senza neanche un errore su centinaia di battute. La perdita di memoria e l'incapacità di controllarla per lui fu devastante."
Il racconto prosegue con alcuni dettagli sulla malattia, che le persone particolarmente intelligenti riuscirebbero a tenere a freno, almeno fin quando possibile. "Lui era un genio, non saprò mai quanto deve aver sofferto, ma dal mio punto di vista ho visto l'uomo più coraggioso del mondo alle prese con il ruolo più difficile della sua vita" . Tra le altre cose, la moglie dell'attore spiega che molto probabilmente Williams ebbe anche delle allucinazioni di cui non parlò esplicitamente, e che vennero fuori durante una visita medica.
Buonanotte, amore mio
Ovviamente nell'arco di tutto questo tempo Williams non smise mai di fare terapie, esami, visite e analisi di qualsiasi tipo, ma tutte davano esiti negativi fino a quando all'attore non fu diagnosticato il morbo di Parkinson. "Ne fui sollevata perché avevamo finalmente una risposta, ma sapevo che Robin non ne era convinto."
Nell'arco di questo periodo così difficile inoltre, Robin era assolutamente sobrio e non ebbe problemi di dipendenze, anzi l'estate seguente - nonostante la malattia - i due si ritagliarono anche qualche momento di felicità, tra pranzi e compleanni in famiglia, fino a quando Robin non decise di togliersi la vita.
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"Il secondo weekend di agosto sembrava che Robin stesse un po' meglio, forse il nuovo dosaggio di farmaci stava iniziando a funzionare. Il sabato facemmo tutte le cose che a noi piacevano e la serata fu quasi perfetta, come non accadeva da tempo. Alla fine della giornata di domenica, sentii che stava migliorando"
"Andammo a dormire e come sua consuetudine mio marito mi disse "Buonanotte, amore mio" e attese che gli augurassi anche io la buonanotte. Le sue parole mi riecheggiano nel cuore ancora oggi. Lunedì 11 agosto Robin non c'era più."
Dopo la scomparsa di suo marito Susan ha approfondito con tenacia la sua malattia e non ha smesso di consultarsi con medici e specialisti e alla fine dell'articolo si rivolge a loro con un ringraziamente per tutto ciò che faranno e vorranno fare per contrastare questa malattia e con un ultimo ricordo sul lavoro di Williams: "Era un genio, amava la scienza e le scoperte. E dal vostro lavoro avrebbe preso spunto per intrattenere il pubblico. Non a caso una delle interpretazioni più amate della sua carriera era stata quella di un medico"
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