Richard Jewell, il nuovo film diretto da Clint Eastwood, racconta la storia vera di un addetto alla sicurezza che è stato ingiustamente accusato di aver compiuto un attentato durante i Giochi Olimpici di Atlanta 1996.
Il film si basa su un articolo di Vanity Fair scritto da Marie Brenner e sul libro The Suspect di Kent Alexander, che era stato coinvolto nelle indagini, e da Kevin Salwen del Wall Street Journal. Alcuni passaggi del film - di cui potete leggere la nostra recensione di Richard Jewell - sono però stati particolarmente criticati come il ritratto della giornalista Kathy Scruggs e l'approccio dell'FBI alle indagini. Non tutti gli elementi del progetto diretto da Clint Eastwood sono comunque del tutto aderenti in modo fedele a quanto accaduto e di seguito parleremo anche delle differenze tra il caso di cronaca e il film.
il 27 luglio 1996, al Centennial Olympic Park di Atlanta, Richard Jewell aveva notato uno zaino abbandonato sotto una panca e, essendo particolarmente attento alle regole e pur non preoccupandosi troppo, l'aveva considerata una possibile minaccia. La situazione era apparsa però potenzialmente più seria rispetto al previsto quando, insieme a Tom Davis della Georgia Bureau of Investigation, si erano resi conto che nessuno aveva reclamato lo zaino. Jewell aveva quindi iniziato ad allontanare le persone dall'area ed era andato per due volte nella torretta dove si trovavano la troupe televisiva e altri tecnici per obbligarli ad evacuare la struttura.
L'esplosione dell'ordigno contenuto nello zaino, uccise una donna, Alice Hawthorne, e lasciò ferite altre 100 persone. Un cameraman turco era poi morto a causa di un attacco di cuore mentre correva verso il luogo dell'esplosione.
Nel film, come accaduto in realtà, vengono inoltre mostrate alcune chiamate al 911 effettuate da un uomo che avvisava della presenza di un ordigno.
Il film di Clint Eastwood inotre non esita a mostrare degli aspetti documentati durante le indagini come l'ossessione di Richard per le forze dell'ordine e la sua collezione di armi, o i fermacarte a forma di granata. Richard Jewell era anche stato arrestato per essersi finto un agente di polizia e il suo approccio piuttosto rigido al lavoro lo avevano messo nei guai con Ray Cleere, a capo del Piedmont College. L'uomo non era però isolato e solitario e aveva delle amicizie molto profonde con il suo avvocato e con David Dutchess, poi sospettato dall'FBI di essere suo complice e amante. Il lungometraggio ha tra i suoi protagonisti l'agente dell'FBI Tom Shaw, interpretato da Jon Hamm, e il suo collega Dan Bennett (Ian Gomez), figure delineate con più di un elemento legato alla finzione. I due avevano cercato di far confessare Jewell provando a convincerlo che volevano farlo recitare in un video da utilizzare per gli addestramenti.
Nella vita reale gli agenti coinvolti nel caso erano Don Johnson e Diader Rosario e l'addetto alla sicurezza era stato fatto arrivare negli uffici dell'FBI senza rivelargli che era sospettato nel caso dell'attentato. Quanto accaduto realmente rispecchia la finzione: gli agenti, dopo circa un'ora, chiesero a Jewell di raccontare nuovamente tutto dall'inizio, firmando inoltre delle carte in cui rinunciava ai suoi diritti. Nel lungometraggio non si mostra però il direttore dell'FBI Louis Freeh e altre persone in posizione di potere a Washington che, preoccupati che l'intervista realizzata non potesse essere utilizzata in tribunale, hanno chiesto di interromperla e di leggere a Richard i suoi diritti. L'avvocato Watson ha inoltre confermato che ha dovuto realmente intervenire mentre l'FBI cercava di registrare con l'inganno le frasi pronunciate durante la chiamata al 911.
Nel film non si dà però spazio alle pressioni di Freeh che era più interessato a intimidire e manipolare piuttosto che raccogliere prove ammissibili in tribunale.
Jewell venne considerato il potenziale terrorista a causa del suo aspetto fisico, del fatto che vivesse ancora con la madre e venerasse le forze dell'ordine. Inoltre, fu ricordato che nel 1984, un agente della polizia di Los Angeles era stato considerato un eroe per aver disinnescato una bomba durante le Olimpiadi, avendola invece costruita da solo, e questo fece pensare a un caso di emulazione. Il profilo di Richard Jewell, sembrava combaciare alla perfezione con il profilo delineato dagli investigatori.
La rappresentazione di Kathy Scruggs nel film Richard Jewell, che è morta nel 2001 ed è stata una reporter dell'Atlanta Journal Constitution, ha invece spinto il quotidiano a fare una causa per diffamazione rivolta ai filmmaker ed Eastwood perché sostengono si sia mostrata la donna in modo sessista e irrispettoso dando spazio all'ipotesi che offrisse rapporti sessuali in cambio di notizie, violando inoltre ogni etica giornalistica. Il libro The Suspect accenna alla reputazione della donna di avere dei comportamenti non particolarmente etici, tuttavia non esita a lodarne le capacità e la sua determinazione, accennando al fatto che era riuscita ad avere l'indiscrezione relativa alle indagini su Jewell grazie al rapporto con le sue fonti coltivato nel corso degli anni. L'articolo di Vanity Fair la descrive invece come una "groupie della polizia", senza però svelare le proprie fonti e motivare questa definizione. Il collega di Kathy, Ron Martz, viene interpretato nel film da David Shaw, ma non è mai stato contattato direttamente. Warner Bros ha comunque respinto le accuse del quotidiano sostenendo che la ricostruzione del film si basa su molte fonti affidabili, pur essendo un adattamento di fatti realmente accaduti che non riporta in modo preciso i dialoghi e alcuni degli eventi mostrati.
Nella realtà, inoltre, a sostenere Jewell nella battaglia non sono stati solo l'avvocato Watson Bryant, ruolo affidato a Sam Rockwell, e la sua assistente Nadya (Nina Arianda), ma un team composto da molte persone tra cui Bruce, il fratello del legale, Lin Wood, Wayne Grant, Jack Martin e Richard Rackleff.
L'appello della madre di Richard al presidente Bill Clinton era infatti stato ideato da Wood e Grant, esperti in comunicazione, in modo da poter modificare l'approccio dei media alla famiglia Jewell.
Al termine delle indagini che hanno scagionato Richard, inoltre, gli avvocati hanno fatto causa, per quanto subito, alla CNN che si è accordata pagando 200.000 dollari, alla NBC che ha versato la cifra di 595.000 dollari, al New York Post, al Piedmont College che ha raggiunto un accordo a quota 325.000 dollari, e all'Atlanta Journal-Constitution che preferì andare in tribunale vincendo la causa perché il giudice riconobbe che il lavoro compiuto era stato accurato.
Il vero colpevole dell'attentato ad Atlanta era Eric Robert Rudolph, individuato e arrestato due anni dopo. L'uomo aveva fatto esplodere altri tre ordigni negli anni successivi ed era legato a movimenti razzisti, anti-semiti, omofobi e fondamentalisti. L'uomo venne arrestato nel 2003, dopo essere riuscito a sfuggire a lungo alle autorità, ed è stato condannato a quattro ergastoli e 120 anni di detenzione senza la possibilità della libertà condizionata.
Nel 1997, dopo essere stato finalmente dichiarato innocente, Richard Jewell è apparso nel film di Michael Moore intitolato The Big One e nel 2006 è stato premiato dal governatore dello stato della Georgia, Sonny Perdue, per le sue azioni eroiche compiute durante l'attacco terroristico.
In occasione di ogni anniversario dell'esplosione avvenuta al Centennial Olympic Park, Richard ricordava la morte di Alice Hawthorne portando una rosa sul luogo dove aveva perso la vita.
Richard Jewell è morto il 29 agosto del 2007 a soli 44 anni a causa di alcuni seri problemi di salute legati al diabete di cui soffriva.