Quentin Tarantino è stato intervistato da Marco D'Amore, la star di Gomorra, in occasione della presentazione a Roma del film C'era una volta a... Hollywood e le due star hanno parlato di spaghetti western, spoiler e processi creativi.
Quentin Tarantino, che ha ammesso di sentirsi sempre a casa quando viene in Italia, ha voluto ricordare quanto sia stato felice di poter incontrare gli autori di molti film che ha amato quando era giovane, oltre ad aver avuto l'occasione di poter approfondire la sua conoscenza dei paesi che apprezza dopo essersi avvicinato al loro cinema, come accaduto appunto con la nostra nazione e il Giappone. Quentin Tarantino ha ammesso: "Il mio film preferito di sempre è Il buono, il brutto, il cattivo. Preferirei fare solo quel film invece che scrivere di giorno Moby Dick e dipingere la Cappella Sistina di notte, è il film più grandioso di sempre". Marco D'Amore non ha quindi potuto evitare di chiedere la sua opinione su Sergio Leone: "Lui è assolutamente il mio regista preferito, la mia più grande ispirazione. Soprattutto amo il modo in cui ha preso il cinema, il genere che amava così tanto, il western e l'ha ricreato non solo per se stesso, ma creando un genere che ha permesso all'intera industria cinematografica italiana di vivere per anni. Ci sono almeno 300 spaghetti western tutti basati sul successo di Per un pugno di dollari".
Nel film C'era una volta a... Hollywood il personaggio chiamato Rick Dalton odia proprio gli spaghetti western e il regista ha spiegato che il genere è stato apprezzato solo negli ultimi 30 anni perché all'epoca non si apprezzava l'idea che gli italiani realizzassero dei western, essendo un genere nato in America e appartenendo a una generazione che non capiva il loro valore, a differenza dei teenager che in quei tempi ne notarono subito la qualità.
Il filmmaker ha quindi spiegato che era rimasto affascinato dal rapporto tra uno stuntman e l'attore che "sostituisce" sul set durante le scene d'azione, in particolare se si tratta di una collaborazione che dura nel corso degli anni, rischiando la propria vita sul set affrontando i rischi vietati a una star. Avendo avuto modo di vedere nella vita reale alcuni esempi di questo rapporto, Tarantino ha deciso che sarebbe stata un'idea interessante da portare sul grande schermo, essendo qualcosa che non esiste quasi più come ai tempi di Steve McQueen e Burt Reynolds.
Ritornando a parlare di C'era una volta a... Hollywood il regista ha confermato che nessuno poteva leggere le pagine del copione del terzo atto del film per evitare la possibile diffusione di spoiler: "Tutto il terzo atto... nessuno ce l'aveva. Le persone che dovevano leggerlo potevano andare nel mio ufficio e leggerlo lì. Ma nessuno lo aveva in mano, a casa. A un certo punto l'ho dato a Leonardo DiCaprio e Brad Pitt perché dovevano imparare le battute, ma non per molto tempo. Prima che entrassero nel cast, per leggere il copione dovevano per forza venire a casa mia e se volevano leggerlo un'altra volta, dovevano ritornare a casa mia per farlo. Non volevo assolutamente che il finale venisse rivelato".
Quentin Tarantino ha successivamente confermato che ha intenzione di ritirarsi dal mondo del cinema dopo il decimo film, ma continuerà a lavorare in altri ambiti come televisione o teatro, proseguendo anche la sua attività come scrittore. Tarantino ha infine condiviso un consiglio utile a Marco D'Amore, al lavoro sul suo film in cui torna a vestire i panni di Ciro di Gomorra (di cui potete vedere il primo teaser trailer de L'immortale), spiegando che la sera prima di lavorare al montaggio di una scena del suo lungometraggio dovrebbe vedere tutto il materiale girato, dimenticare le sensazioni avute sul set, e prendere appunti cercando di capire cosa funziona e il modo in cui deve essere costruita la sequenza.
Ecco l'interessante intervista pubblicata da Rolling Stone.