Dopo aver contestato la messa in onda de Il trono di spade su Rai4 - chiedendone invano la sospensione - la AIART si scaglia contro un'altra produzione televisiva, e stavolta si tratta di una fiction nostrana, che non avrà le sequenze roventi della serie fantasy tratta dai romanzi di George R.R. Martin, ma in ogni caso è stata definita "diseducativa e mal recitata"
La AIART si riferisce a Pupetta. Il coraggio e la passione, la fiction interpretata da Manuela Arcuri nei panni di Pupetta Maresca, la donna che negli anni Cinquanta si rese protagonista di un'eclatante vicenda di cronaca. "Ci sono arrivate reazioni da parte di numerosi telespettatori alla fiction Pupetta, in onda su Canale 5" - si legge nel comunicato firmato dal presidente dell'Aiart Luca Borgomeo - "La fiction è antieducativa, in quanto presenta come eroina la donna di un clan camorristico di Castellammare di Stabia, legata ad ambienti della malavita napoletana, assassina e condannata per omicidio a 18 anni di carcere."
"Tra l'altro una fiction recitata male" - prosegue Borgomeo - "e con situazioni al limite del grottesco. Speculare su un doloroso fatto di cronaca senza preoccuparsi di trasmettere - soprattutto ai giovani - un messaggio devastante, è un fatto gravissimo: l'ennesima prova del degrado della TV italiana." E accusa Mediaset di partecipare ad una competizione aperta con la Rai per contribuire a tale degrado.
Se nel caso de Il trono di spade la contestazione dell'AIART era stata criticata dagli spettatori e dai fan della serie, bisogna dire che per quanto riguarda la fiction su Pupetta Maresca, l'associazione genitori si trova per una volta d'accordo con molte persone, che hanno messo in discussione il punto di vista attraverso il quale è stato raccontata la storia della vedova di Pascalone 'e Nola. "Capisco che sono finiti i santi e gli eroi su cui fare fiction, ma c'è un limite a tutto" - ha commentato Selvaggia Lucarelli via Facebook - "Pupetta Maresca era una camorrista, compagna di camorristi. Assassina. Usuraia. Condannata per reati assortiti. La ragione per cui la fiction sulla sua vita si intitola Il coraggio e la passione qual è?"
Nei giorni scorsi anche Paolo Siani - fratello di Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattino ucciso dalla camorra nel 1985 - aveva contestato la fiction di Mediaset e lanciato un appello agli autori: "Esiste anche un'altra Napoli da raccontare che invece viene spesso ignorata, una Napoli ferita ma che si ribella, la Napoli delle vittime innocenti della criminalità. Uomini e donne che non fanno notizia che purtroppo non vedrete in TV, le cui storie non saranno raccontate in fiction televisive ma che esistono, per fortuna. Provate a leggerle queste storie, troverete ispirazioni per le vostre opere, provate a parlare con i familiari delle vittime innocenti della criminalità scoprirete un mondo nuovo, appassionante che sarà entusiasmante raccontare. Perché se un giorno troverete la voglia e la forza di farlo aiuterete i nostri ragazzi a prendere esempio da questi eroi."