Psycho compie 60 anni. Al via le celebrazioni per il film, la cui premiere si è tenuta il 16 giugno 1960, ma non tutti sanno che il capolavoro di Alfred Hitchcock più noto e controverso ha infranto tutte le regole di Hollyood dimostrando il coraggio del suo autore.
Novembre 1959. Il regista inglese Alfred Hitchcock è all'apice del successo critico e commerciale dopo La donna che visse due volte (1958) e Intrigo internazionale (1959). Invece di capitalizzare la propria fama scommette su un piccolo film in bianco e nero girato con una troupe televisiva senza grossi nomi nel cast e spingendo un'attrice a fare una doccia... che resterà nella storia del cinema.
Psycho è l'opera più celebre di Hitchcock, ma guardandolo si tratta diu fatto di due film tenuti insieme dalla scena più iconica della storia della Settima Arte. La prima parte è un racconto morale che vede Marion Crane (Janet Leigh) intenta a rubare 40.000 dollari dall'ufficio di Phoenix employee in cui è impiegata per poi darsi alla fuga. Afflitta dal senso di colpa, la donna si ferma in un motel deserto e scambia quattro chiacchiere con l'inquietante proprietario, Norman Bates (Anthony Perkins). dopo aver dec iso di tornare indietro l'indomani per restituire i soldi, Marion va a fare la doccia e...
La seconda parte del film - di cui abbiamo parlato nel nostro approfondimento Psycho, il capolavoro di Alfred Hitchcock tra suspense e psicanalisi - è un whodunnit. La sorella di Marion (Vera Miles) e il suo amante (John Gavin) indagano sulla sua scomparsa e giungono al motel dove cominciano a sospettare di Norman.
Psycho, il capolavoro di Alfred Hitchcock tra suspense e psicanalisi
Un thriller con un twist
Pochi anni prima di girare Psycho, Hitchcock aveva visto il capolavoro di Henri-Georges Clouzot del 1955 I diabolici e aveva deciso di seguirne l'esempio realizzando un thriller spaventoso con un colpo di scena finale. Dopo aver opzionato i diritti del romanzo di Robert Bloch, Psycho, il regista riuscì a mostrare al pubblico qualcosa di mai visto prima sul grande schermo.
Lo scarico di una toilette. Un omicidio che resta impunito. Una Janet Leigh post-coito che giace nel letto vestita solo con una sottoveste mentre il suo amante sta sopra di lei a torso nudo. Psycho riunisce tutte le ossessioni di Hitchcock: voyeurismo, la figura matriarcale dominante, l'eroina bionda, il poliziotto di cui non ci si può fidare. In tutta la sua carriera, il regista inglese è riuscito a violare con arguzia le regole censorie di Hollywood, ma in nessun film c'è una scena più sfacciata di quella della doccia in Psycho.
Dal momento in cui Marion entra nella doccia, il regista riesce a creare la scena più sensuale, violenta e brutale di sempre senza mai mostrare la lama del coltello che penetra nella carne. Tutto è implicito grazie all'uso di salsa di cioccolato, cocomeri, degli striduli violini di Bernard Herrmann e delle urla di Janet Leigh in una scena di 60 secondi che riscrive la storia del cinema. prima di allora, nessun film aveva ucciso la sua protagonista così presto nella storia.
Il cinema diventa un evento
Non solo Alfred Hitchcock rivoluziona la visione, ma con Psycho crea anche l'evento cinematografico. La prima regola imposta ai cinema è non far entrare in sala i ritardatari per preservare l'elemento sorpresa. Prima di allora le persone entravano in sala anche a metà proiezione per vedere prima la fine e poi ripartire con la visione. Pratica impossibile con Psycho, per via della sua struttura.
Psycho, ecco cosa nasconde il finale del film di Alfred Hitchcock
L'hype riuscì nell'intento. Psycho incassò 32 milioni (l'equivalente di 468 milioni di oggi) a fronte di un budget di 800.000 dollari (12 milioni di oggi), rendendo Alfred Hitchcock un uomo molto ricco. Un altro elemento che contribuì al successo del film e alla sua influenza storica furono i titoli di testa di Saul Bass che mostrano linee che si intersecano e titoli in sans-serif, anticipando l'ossessione del film per la dualità e la sovrapposizione.
La riduzione del budget costrinse Bernard Herrmann a usare solo la sezione di archi della sua orchestra, limitazione che dette vita a una colonna sonora mai udita prima in una sala cinematografica. Particolarmente azzeccata, infine, la scelta di casting di Anthony Perkins nel ruolo del mammone solitario nevrotico e ossessivo. Ruolo che gli rimase addosso a lungo.