Pierpaolo Spollon ha rivelato di avere due figli, una parte fondamentale della sua vita privata che non era però finora mai trapelata. Il motivo? Tutto spiegato nell'intervista che l'attore ha rilasciato a Repubblica parlando del suo spettacolo teatrale Quello che provo dir non so, atteso al debutto il 26 agosto al Teatro Tor Bella Monaca di Roma.
Il pubblico lo conosce bene per L'allieva, Doc - Nelle tue mani, Blanca, Che Dio ci aiuti, ma è proprio quando pensi di sapere tutto che Pierpaolo Spollon rivela di avere famiglia, di essere padre di due bambini e, sottinteso, di non averlo mai dichiarato prima pubblicamente. Solo a Padova, la sua città natale, tutti sapevano ma nessuno ha parlato per discrezione.
Perchè Pierpaolo Spollon non ha mai detto di avere figli
La rivelazione è avvenuta in realtà nel testo del suo spettacolo teatrale, scritto con Matteo Monforte, prodotto da Stefano Francioni, diretto da Mauro Lamanna, in tournée in tutta Italia in autunno. "Avevo paura di dare i figli in pasto, li ho protetti" ha spiegato l'attore a Repubblica. "Poi, se un giorno vorranno farsi fotografare, stare sui social, decideranno loro. Orlando, il grande, ha quattro anni e mezzo. Una volta a chi mi faceva i complimenti ho detto: 'Vengo appena posso, ho un figlio'. Mi ha risposto: 'Non è possibile, sul web non c'è scritto'".
In Quello che provo dir non so Pierpaolo Spollon parla di tante cose, anche del fatto di essere una persona molto ansiosa, ma soprattutto di quanto sia liberatorio riconoscere le proprie emozioni, paure comprese. E proprio quelle legate ai figli non soltanto l'hanno spinto a tenere nascosta la loro esistenza al grande pubblico ma anche a correre da uno psicoterapeuta: "Giravo a Roma e scappavo a casa per vederlo (Orlando, il primogenito, ndr) anche poche ore. Poi una notte ero stanchissimo, piangeva l'ho preso in braccio e mi stava scivolando. Ho provato un terrore puro. Ho capito che dovevo parlare di quella paura e sono andato dallo psicoterapeuta. Quando mi ha chiesto: perché è qui? Ho risposto: avevo mio figlio in braccio, ho avuto paura, avevo bisogno di parlarne. C'è la necessità di riconoscere le proprie emozioni, anche il senso di colpa. Ho capito l'apprensione di mia madre. Ho capito che nella vita bisogna tirare fuori quello che proviamo. Padova è una città universitaria, si legge di ragazzi che si tolgono la vita: non sono riusciti a portare a termine gli esami, hanno finto con la famiglia e non reggono la vergogna. Ecco, i pesi vanno tirati fuori, non puoi pensare che un padre o una madre non capiscano. Il dialogo ci salva, aiuta. I figli sono la mia vita, una grande felicità. E continuare a dire: il privato è privato, con due bambini, non aveva più senso".