Tra i motti di Paolo Sorrentino vi è quello di fare film sulle cose che non si conoscono. Le donne per esempio, come nel caso di Parthenope, che sarà presentato a breve in concorso a Cannes 2024. In una lunga intervista a Variety, Sorrentino motiva la scelta di crearsi un alter ego femminile nella sua nuova fatica.
"Volevo fare un film epico, l'epopea di un eroe moderno. E pensando a un eroe moderno mi è venuto naturale che fosse un'eroina, non un uomo, per molte ragioni" ha spiegato. "Perché trovo che il viaggio compiuto dalle donne oggi sia molto più eroico di quanto lo fosse quello dell'uomo in passato. Cioè il grande viaggio verso la libertà che le donne hanno avviato oggi, ma che viene da molto lontano. È un viaggio epico. È un viaggio pieno di ostacoli, pieno di pregiudizi. Ed è un viaggio molto coraggioso quello che le donne stanno facendo. Perché non si tratta solo di affermare il diritto alla libertà. Si tratta di identificare le conseguenze dell'insistere sulla propria libertà a tutti i costi e queste conseguenze molto spesso possono essere la solitudine".
A interpretare la misteriosa Parthenope in una storia ispirata al mito della sirena di Napoli è l'esordiente Celeste Dalla Porta. Un oggetto misterioso il film, un oggetto misterioso la sua protagonista, anche per lo stesso Paolo Sorrentino:
"Racconto la storia di una donna non perché la conosco, ma esattamente per il motivo opposto. Come ha detto Philip Roth, il motivo per cui qualcuno inizia a scrivere di un personaggio è proprio perché non lo conosce. L'ossessione deriva dall'essere impreparati, non dalla conoscenza".
Parthenope: Gary Oldman nella prima clip del film diretto da Paolo Sorrentino
Paolo Sorrentino e l'infanzia mancata
Nel cast di Parthenope, ricco di star, troviamo anche Gary Oldman, Luisa Ranieri e Stefania Sandrelli. Per Paolo Sorrentino il film, oltre a essere un affascinante ritratto al femminile, è uno sguardo sulla sua giovinezza mancata:
"L'abbandono, la spensieratezza dei ragazzi del film è qualcosa che non ho provato. L'ho solo sognato. Quindi volevo parlare di una giovinezza sognata, più che di una giovinezza vissuta, come invece ho fatto con La mano di Dio. Ma è vero che Napoli è una specie di calamita, perché ho questo rapporto controverso con la mia città. Come tanti altri napoletani, ci sono stato, me ne sono andato e poi ho provato a tornare. E leggendo i grandi scrittori ci si rende conto che la vicinanza e la fuga sono le due grandi costanti della vita sentimentale di un individuo. E quindi della mia storia d'amore con Napoli".