Da oltre un decennio le categorie di recitazione gender neutral hanno lentamente guadagnato popolarità all'interno delle cerimonie di premiazione. Dai Grammy 2012 in poi, numerosi show celebrativi hanno cambiato la terminologia di 'miglior attore' in quella di 'miglior performer'. Coloro che sostengono con forza questo cambiamento mirano ad una visione maggiormente ampia, ponendo fine al binarismo di genere.
Un percorso non certo privo di critiche, perché molti detrattori sottolineano come questa scelta significhi ridurre le categorie nelle quali gli artisti possono concorrere. L'attenzione principale è naturalmente rivolta agli Academy Award e di recente ne ha parlato anche il CEO Bill Kramer.
Cambiamenti in vista?
In base a quanto dichiarato da Kramer, l'Academy sarebbe nella fase iniziale esplorativa, specificando che l'argomento è uno dei più dibattuti in merito al futuro dei premi e degli Oscar nello specifico; il CEO ha dichiarato che in questo momento si sta cercando di capire in che modo poter cambiare le cose.
Un cambiamento richiesto a gran voce dagli interpreti transgender e non binari ma non solo. Saltuariamente il problema riemerge, come nel caso della serie FX Pose, in cui l'interprete protagonista Michaela Jaé Rodriguez è diventata la prima performer apertamente trans ad essere nominata in una categoria principale ai premi Emmy. Rodriguez è stata nominata tra le migliori attrici ma è risultata una forzatura, perché gli interpreti non binari non si adattano perfettamente a questo tipo di categorie. Il dibattito è aperto e altre star come Jamie Lee Curtis, Rhea Seehorn e Sarah Polley temono che una sola categoria possa favorire gli attori uomini e non creare una vera e propria apertura.
"Quello che nessuno di noi vuole vedere è una categoria generale di recitazione che finisce per essere composta solo da nominati maschili. Credo sia il timore ed è un timore genuino" ha spiegato Polley.