Oscar 2019, Alfonso Cuarón: "Roma non è un film politico, non credo Trump l'abbia visto"

Alfonso Cuarón ha conquistato tre premi Oscar nell'edizione 2019 e il regista ha parlato dell'importanza di un film come Roma, nonostante non lo consideri un progetto politico.

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Oscar 2019: Alfonso Cuaron vince il premio per la Miglior Regia

Alfonso Cuarón ha conquistato tre prestigiosi premi Oscar 2019 grazie al suo film Roma, progetto ispirato alla sua infanzia e alla donna che ha lavorato per la sua famiglia come domestica, e intervistato da Variety ha spiegato perché la vittoria delle statuette è stata così significativa per lui.

Il regista ha raccontato: "Rispetto ai premi ottenuti da Gravity è stato totalmente diverso. L'altra volta abbiamo ottenuto alcuni Oscar con un film prodotto da uno studio e caratterizzato da grandi star e grandiosi effetti visivi. Sulla carta Roma non è materiale da Oscar. Si tratta di un film davvero specifico, è girato in bianco e nero e in spagnolo; è un film drammatico. E mi è sembrato significativo che l'Academy stesse riconoscendo il valore di un film che al centro ha un personaggio che lavora come domestica e ha delle origini indigene".

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Roma: una scena del film

Alfonso Cuaron ha proseguito: "I film da Oscar hanno di solito una storia "importante" piena di grandi discorsi e grandi star. C'è sempre un grande momento emotivo alla fine che ti fa versare alcune lacrime. Questo è più contenuto. Richiede da parte dello spettatore una maggiore partecipazione. I film da Oscar non sono in bianco e nero e girati in Spagnolo e Mixteco. Non hanno delle attrici sconosciute".
Cuarón ha però sottolineato: "Era un film che dovevo fare. Non sapevo se molte persone l'avrebbero visto o se potesse avere molta attenzione, ma dovevo farlo".

Il filmmaker ha quindi parlato dell'importanza degli artisti e della possibilità di rendere protagonista una domestica: "Ciò che gli artisti fanno è vedere quello che gli altri non vedono ed esprimerlo. C'è un motivo per cui gli artisti sono artisti, perché possono vedere qualcosa di straordinario nella nostra vita quotidiana. Si tratta di esaminare le cose che diamo per scontate o ignoriamo. Quando guardate un personaggio come Cleo si sta riconoscendo l'esistenza di quel personaggio. Ci si rende conto che non siamo diversi. Siamo simili. Quello apre la porta all'empatia e alla comprensione. Si dice che il cinema possa essere una macchina per l'empatia. Mostra ciò che potrebbe sembrare strano o diverso e, ancora una volta, si può andare oltre i propri pregiudizi e capire che siamo uguali e uniti".

Non so se Trump abbia visto il film. Ha dei sottotitoli. Avrebbe dovuto leggerli tutti. La sua mente sarebbe così stanca dopo un'ora

Cuarón ha però sottolineato che con Roma, uno dei migliori film visti su Netflix nel 2018, non voleva girare un film politico e la reazione che ha suscitato il film prodotto da Netflix dimostra che ci sono delle ferite collettive che vengono condivise dagli esseri umani ed è per quello che risulta rilevante: "Il film affronta il rapporto che esiste tra la classe e il background etnico. In Messico sta portando a una conversazione sul razzismo, ma quella stessa conversazione può essere trasportata negli Stati Uniti. Grazie a Yalitza Aparicio e alla sua incredibile intelligenza, civiltà e generosità, le persone apprezzano il suo personaggio. Facendolo stanno accettando milioni di altre persone come lei. Questo accade in un momento in cui queste persone sono state diffamate da Trump. Alla fine le uniche basi per creare il muro di cui parla sono paura e odio. L'arte alle volte può essere un antidoto per la paura e l'odio".
Il regista ha aggiunto: "Non so se Trump abbia visto il film. Ha dei sottotitoli. Avrebbe dovuto leggerli tutti. La sua mente sarebbe così stanca dopo in'ora. Forse dovrebbero fermare le immagini o qualcuno dovrebbe leggerli tutti per lui ad alta voce".

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Roma: Alfonso Cuarón al lavoro sul set del film

Netflix si è inoltre rivelata la casa perfetta per il progetto perché i responsabili della piattaforma di streaming hanno accettato la visione del film da parte del suo creatore senza timori e hanno accettato di distribuirlo nelle sale, mantenendolo per tre mesi nei cinema e sostendolo con una campagna di marketing molto utile. Cuarón si è però dichiarato convinto che le prossime generazioni saranno comunque interessate alla distribuzione tradizionale, nonostante siano cresciute conoscendo da vicino lo streaming e le nuove tecnologie. Alfonso ha poi aggiunto che la distribuzione deve tenere conto dei diversi aspetti dei film: "I modelli devono essere maggiormente flessibili e dipendere dal film. Non si può imporre una strategia di distribuzione uguale per tutti. Un film più piccolo potrebbe aver bisogno di un numero inferiore di sale e un tempo di permanenza superiore o modelli in cui le tempistiche sono più corte. Stiamo pensando in un unico paradigma. Si tratta del momento giusto per iniziare ad aprirne di nuovi. Attualmente si tratta di un confronto tra modelli economici. Non c'è in realtà un modello che dà benefici al cinema e un altro che non lo fa".