Acclamato lo scorso anno nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, National Gallery conduce lo spettatore nel museo londinese, guidandolo in un viaggio nel cuore dell'istituzione di Trafalgar Square e dei capolavori dell'arte occidentale che vi sono custoditi.
La più grande qualità di Frederick Wiseman, narratore e osservatore paziente e invisibile, è la capacità di svelare, con discrezione e grazia, i segreti dei microcosmi che si trova di volta in volta a indagare. In National Gallery scopriamo così il teschio deformato che si nasconde nell'olio su tavola degli Ambasciatori di Holbein il Giovane, per passare poi a partecipare alle riunioni dello staff del museo assieme al Direttore Nicholas Penny, a prendere parte alle problematiche su illuminazione e restauri, a lasciarci stupire dalla composizione rivelata dai Raggi X sotto il Ritratto di Federico Rihel a Cavallo di Rembrandt, a partecipare al balletto, coreografato da Kim Brandstrup e Wayne McGregor, messo in scena nelle sale del museo in occasione della mostra Metamorfosi: Tiziano. Senza dimenticare le proteste ambientaliste degli attivisti di Greenpeace, arrampicati sulla facciata del Museo.
Quelli che il regista porta in scena sono così momenti quotidiani di quella "creatura viva" che è la National Gallery: per comporre questo quadro di 180 minuti - tra le opere di Leonardo, Caravaggio, Turner, Goya, Tiziano, Holbein, Bronzino, Rembrandt, Velasquez, Pisarro... - Wiseman ha messo infatti in pratica il metodo che caratterizza da sempre il suo lavoro. Si è immerso nelle realtà del museo, vivendoci per settimane e settimane, riprendendo tutto e quindi selezionando e montando pazientemente le 170 d'ore di riprese raccolte, senza mai aggiungere voci fuori campo né interviste.