Marco Vannini, il caso di omicidio diventerà un film? I genitori si oppongono

Il caso di Marco Vannini, il ragazzo ucciso a Ladispoli il 18 maggio 2015, potrebbe diventare un film ma l'iniziativa ha incontrato la ferma contrarietà dei genitori.

Il caso di omicidio di Marco Vannini starebbe per diventare un film ma l'iniziativa non piace per niente ai genitori del ragazzo che, attraverso un lungo comunicato, hanno preso le distanze dalla produzione.

Una tv locale ha diffuso negli scorsi giorni un'intervista a Claudio Di Napoli, il regista di Ostia che ha annunciato l'inizio delle riprese di Perchè mi hanno lasciato morire, un film su uno dei casi di cronaca nera che più hanno scosso l'opinione pubblica italiana negli ultimi anni. Al momento l'intervista risulta introvabile online, ma, a scanso di equivoci, nelle settimane precedenti erano già segnalati, sulla pagina Facebook di Di Napoli, post alla ricerca di attori e comparse.

I genitori di Marco Vannini, i signori Marina e Valerio Vannini, hanno appreso dell'esistenza del film circa due mesi fa e si sono affrettati a chiarire che non hanno alcun legame con il regista, nè di aver mai ricevuto richieste per una collaborazione che non sarebbe in nessun caso arrivata. "Circa due mesi fa avevamo avuto notizia che il Sig. Di Napoli stava girando un film sull'argomento e che stava chiedendo denaro a vari commercianti della zona. Lo abbiamo contattato ed il Sig. Di Napoli ha dichiarato che si stava occupando di cronaca e che era alla ricerca di "sponsor". Vogliamo, per l'ennesima volta, precisare che non abbiamo mai chiesto denaro né autorizzato nessuno a farlo: se qualcuno, per un motivo o l'altro chiedesse denaro con riferimento alla tragica vicenda di nostro figlio, lo farebbe a nostra insaputa e contro le nostre intenzioni, avendo sempre manifestato la nostra contrarietà a siffatte deprecabili iniziative". Non è tutto, perchè, come è ovvio, i signori Vannini hanno lasciato intendere di essere pronti ad agire per vie legali contro Claudio Di Napoli: "Diffidiamo la diffusione di questo o simili filmati, stante il nostro fermo diniego a siffatto utilizzo dell'immagine di nostro figlio e, in genere, della tragica vicenda".

Il caso di Marco Vannini

Marco Vannini è morto il 18 maggio 2015 in ospedale a Ladispoli dopo essere stato ferito da un colpo di pistola partito dall'arma del suocero, Antonio Ciontoli. L'uomo è stato condannato in secondo grado e la sua sentenza è stata ridotta a 5 anni di reclusione, dopo aver rimediato una condanna a 15 anni in primo grado. Il crimine è stato derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo, mentre per gli altri familiari c'è stata la conferma della pena. "In secondo grado Ciontoli è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo con l'aggravante della colpa cosciente - ha spiegato uno dei legali della famiglia Vannini - Quello che è sconvolgente, è l'inadeguatezza della pena. E' sconcertante non aver previsto nessuna aggravante".

La sentenza in appello ha infatti creato scalpore e polemiche mentre i difensori della famiglia Ciontoli hanno dichiarato che faranno ricorso in Cassazione per gli altri tre condannati, ovvero i fratelli Martina e Federico e la madre (e moglie di Antonio) Maria Pezzillo, tutti condannati a tre anni per non aver prestato soccorso a Marco nonostante avessero compreso la gravità delle ferite.