Marco Bellocchio, parlando di censura in Italia, ha raccontato il trucco che mise in atto per aggirare un inevitabile taglio all'epoca della realizzazione del film Il diavolo in corpo, riuscendo così a mostrare in sala la scena della fellatio.
A distanza di poche ora dal comunicato con cui il ministro Dario Franceschini ha ufficializzato l'abolizione della censura in Italia, Marco Bellocchio ha voluto dire la sua sull'argomento e lo ha fatto tramite le pagine de Il Messaggero. Il regista italiano ha esordito con un "Meglio tardi che mai", lasciando però trapelare un pizzico di rammarico per il fatto che una decisione del genere non sia stata presa negli anni in cui avrebbe fatto molta più differenza: "Sono contento, ma andava deciso 30 anni fa. Adesso si è soppressa un'istituzione già morta nei fatti. Aver abolito la censura non è stato un atto particolarmente coraggioso: lo sarebbe di più approvare lo ius soli e la liberalizzazione della cannabis".
Bellocchio ha quindi ricordato la fase della sua carriera in cui dovette fare i conti ben due volte con la censura: "Ho avuto a che fare con la censura nel 1980 per Salto nel vuoto e nel 1986 per Il diavolo in corpo. Quando presentai il primo film alla commissione, venni chiamato e, in cambio del nulla osta per tutti, mi chiesero di togliere la scena in cui il giudice interpretato da Michel Piccoli invita una prostituta in casa e la fa spogliare. D'accordo con il produttore Silvio Clementelli, accettammo il taglio per avere più spettatori possibili. Ripristineremo quella sequenza nella copia restaurata".
Le cose andarono diversamente per Il diavolo in corpo. Marco Bellocchio ha infatti ammesso di aver fatto ricorso ad un trucco per evitare il taglio della censura. "Nel film c'è una scena in cui la protagonista Maruschka Detmers pratica una fellatio al giovane attore Federico Pitzalis. Per non essere costretti a tagliarla, escogitammo un trucco: nella copia destinata alla censura la oscurammo. La commissione vide solo un rettangolo nero, il film passò ma nelle sale la sequenza venne ripristinata". Insomma, dalle pagine de Il Messaggero emerge una vera e propria confessione e lo stesso Bellocchio ha ammesso che all'epoca nessuno lo accusò di aver imbrogliato: "Ma no, questa è l'Italia... alla fine si aggiusta tutto".