Perché l'attore australiano Hugh Jackman ha deciso di abbandonare il franchise degli X-Men dopo Logan - The Wolverine, terzo e ultimo film dedicato alle avventure in solitario del celebre mutante canadese? La risposta è duplice, legata in due modi diversi alla longevità del franchise: al momento dell'addio di Jackman, infatti, la saga cinematografica dei mutanti a cura della 20th Century Fox dominava gli schermi da quasi diciassette anni.
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Hugh Jackman ha giustificato così la sua decisione: da un lato, c'entra il fattore anagrafico. Quando ha girato il primo X-Men aveva 31 anni (compiuti sul set), mentre durante le riprese di Logan - The Wolverine ne aveva 47, età che rendeva difficile andare avanti a lungo con un ruolo fisicamente impegnativo come quello di Wolverine (senza dimenticare che il personaggio, a differenza del suo interprete, non invecchia - o meglio, lo fa molto lentamente - grazie ai suoi poteri di guarigione sovrumani).
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Dall'altro, come Jackman ha raccontato ai tempi, è stato motivato anche da una chiacchierata con Jerry Seinfeld, il quale scelse di non andare avanti con la sua sitcom di successo Seinfeld dopo la nona stagione, nonostante i lauti compensi offertigli, perché riteneva che fosse giusto chiudere prima che il pubblico si stufasse. L'attore australiano ha applicato lo stesso ragionamento, scegliendo di dire addio a Wolverine mentre era ancora amato dagli spettatori.
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Dopo quell'ultima avventura c'è però stata una piccola deroga: Hugh Jackman ha concesso l'uso della sua immagine per il mid-credits di Deadpool 2, dove Wade Wilson torna indietro nel tempo e uccide il "Deadpool" visto in X-Men - Le origini: Wolverine, con Ryan Reynolds inserito digitalmente in materiale d'archivio. È però altamente improbabile che lo rivedremo in contesti come quello del Multiverso, anche se non è escluso che lui si presti al Marvel Cinematic Universe in un altro ruolo, come hanno fatto Chris Evans e Ray Stevenson, per esempio.