E' un debutto solido, quello de Lo hobbit: la desolazione di Smaug, che tuttavia si ridimensiona al confronto con quello del primo episodio di questa seconda trilogia di Peter Jackson dedicata all'opera di J.R.R. Tolkien; in Italia, ad esempio, la nuova pellicola debutta con tre milioni e seicentomila euro, laddove solo dodici mesi fa l'apripista Lo hobbit: un viaggio inaspettato ne aveva incassati nel primo week end oltre 4 milioni e duecentomila. Negli Stati Uniti i numeri sono più eclatanti, ma la flessione è analoga: Smaug debutta con 73 milioni di dollari e mezzo, Un viaggio inaspetttato era andato oltre gli 84 milioni, e tuttora detiene il record per il miglior primo fine settimana nel mese di dicembre (Smaug è "solo" il quarto).
Il paradosso sta nel fatto che, rispetto al primo episodio, questo secondo capitolo della saga-prequel ha ricevuto una migliore accoglienza da parte della critica; staremo a vedere se La desolazione di Smaug seguirà le orme del predecessore, confermandosi comunque un buon successo, o se la reazione più fredda del pubblico non si tradurrà in una minore longevità nelle sale. In ogni caso, al contrario dello scorso anno, Bilbo e soci avevano una certa concorrenza: da noi, in particolare, Leonardo Pieraccioni con il suo Un fantastico via vai, che fa scivolare al terzo posto nella top ten Blue Jasmine e scalza fuori dal podio Hunger Games: la ragazza di fuoco. In USA a contendere alla Terra di mezzo le attenzioni del grande pubblico c'era un Frozen - Il regno di ghiaccio in buona tenuta e la new entry natalizia dell'immarcescibile e trasformista Tyler Perry A Madea Christmas.