William Friedkin racconta in un nuovo documentario la lavorazione del suo capolavoro horror, L'esorcista, esprimendo dubbi sul finale del film. Qui trovate la recensione di Leap of Faith, presentato in anteprima mondiale alla Mostra di Venezia lo scorso settembre e ora, dopo altri passaggi a Londra e Sitges, arrivato in America tramite il Sundance Film Festival, dove è stato proiettato alcuni giorni fa. Immancabili, quindi, le reazioni dei media statunitensi, che stanno riportando con gioia cinefila i vari aneddoti di Friedkin, unica vera voce che si sente nel film al di fuori di immagini d'archivio tratte dal suo lungometraggio e sporadiche domande dell'intervistatore Alexandre O. Philippe.
Un dettaglio che salta all'occhio, e che fa particolarmente sorridere dato il titolo del documentario (Leap of Faith, il salto di fede), riguarda il finale de L'esorcista, quando il prete Damien Karras si sacrifica per sconfiggere la presenza maligna che aveva posseduto la giovane Regan MacNeil. William Friedkin ammette di avere dei dubbi su quella scelta e sulle sue implicazioni esistenziali e teologiche, affermando di aver avuto delle riserve già sul set ma di aver comunque rispettato il finale del romanzo su suggerimento dell'autore (e suo amico) William Peter Blatty.
William Friedkin: il ribelle di Hollywood che non ama i compromessi
I dubbi rimangono, ma Friedkin accetta che il film dia vita a numerose interpretazioni, e che al pubblico l'apparente contraddizione spirituale non abbia dato fastidio. Questo è solo uno dei tanti aneddoti presenti nel documentario, che contiene anche spezzoni inediti come quello in cui Linda Blair, in versione indemoniata, dice veramente sul set alcune delle frasi oscene che escono dalla bocca del demonio (le battute furono poi ridoppiate in post-produzione da un'altra attrice, inizialmente non accreditata nei titoli di coda). Molto divertente anche la sezione sulla musica: Friedkin faticò a trovare un compositore, e litigò con alcuni nomi di punta come Bernard Herrmann, il quale gli consigliò di rimuovere il prologo ambientato in Iraq.