Cantante, attrice, showgirl, artista e attivista, questo e molto altro era Lena Horne, che nata nel primo decennio del '900 ha dovuto affrontare delle battaglie davvero ardue, e non soltanto per riuscire a realizzare il suo sogno di essere un'artista di spettacolo. E non stiamo parlando delle controversie odierne che per lo più (ma non sempre) si dipanano sui media attraverso verbose dichiarazioni; nulla a togliere a chi oggi si ritrova a combattere pregiudizi di ogni genere e con tutto il rispetto possibile per chi ha il coraggio di farlo, ma ai tempi di Lena erano ancora in vigore leggi razziali che dividevano la società nettamente in due, tra cui il linciaggio pubblico.
La Horne, nata da genitori afroamericani era una cosiddetta pinky è cioè una persona di colore dalla carnagione talmente chiara da poter passare per 'bianca', cosa che paradossalmente creò problemi alla Metro Goldwin Mayer che si vide costretta a chiedere alla famosa linea di make-up, Max Factor, di creare un fondotinta che le scurisse la tonalità del volto per farla sembrare più nera. Ma le umiliazioni non finiscono qui, nonostante la sua carriera cinematografica non sia stata un firmamento di successi, la MGM era ben felice di usare il suo talento e la sua presenza scenica in film come Cabin in the Sky (da molti considerata la sua miglior prestazione) Panama Hattie e nel successo della 20th Century Fox Stormy Weather, la cui omonima canzone divenne il suo cavallo di battaglia. Tuttavia, per non incorrere in problemi con le leggi razziali degli stati del sud, gli studios giravano le scene di Lena in modo da poterle facilmente tagliare in caso di censura, stratagemma meschino ma lucroso per non perdere pubblico pagante.
Fortunatamente, le grandi soddisfazioni professionali la Horne le ha avute dalla musica: a soli 16 anni fece il suo debutto al famoso Cotton Club (locale con artisti di colore e clientela esclusivamente bianca) dove gente del calibro di Duke Ellington e Cab Calloway la presero sotto la loro ala artistica e ne fecero una star di Broadway, il cui successo le valse molti premi e riconoscimenti, oltre che due 'stelle' sulla famosa passeggiata dell'Hollywood Boulevard. Ma mentre il suo lavoro dava buoni frutti (con l'onnipresente retrogusto amaro di venir trattata come una persona di serie 'b' tanto da non poter alloggiare negli alberghi di lusso dove si esibiva), la sua vita privata riceveva un durissimo colpo quando nello stesso anno morirono il padre, il marito e il figlio. Nonostante questo Lena ha continuato ad avere una tempra d'acciaio e a battersi per l'integrazione e i diritti civili, rifiutandosi di esibirsi durante la Seconda Guerra Mondiale per le truppe americane bianche a Roma, e insistendo per avere uno show con pubblico misto (per i soldati neri c'era uno show a parte), fino al punto da cantare per un pubblico composto da soldati di colore e prigionieri di guerra tedeschi.
Negli anni più recenti della sua carriera, ha lavorato molto in televisione, collaborando con gli show televisivi di Ed Sullivan, Judy Garland, il Cosby Show e per i simpatici Muppets, vincendo numerosi Grammy e Tony Awards. Ci piace ricordarla con una delle sue citazioni, dichiarata negli ultimi anni della sua vita: "Ho ben chiare le idee sulla mia identità, sono una donna nera, non sono sola e sono libera. Dico che sono libera perchè non devo più essere un 'nome', non devo più rappresentare un simbolo per qualcuno o essere la prima a fare qualcosa. Non devo essere un'imitazione di donna bianca come Hollywood sperava che io diventassi. Io sono io, e sono unica."