Alfred Hitchcock è stato un regista che amava sperimentare, andando a cercare le soluzioni più ingegnose per rendere i suoi film più coinvolgenti. Ne La donna che visse due volte, la sua passione per la tecnologia e l'uso spericolato della macchina da presa hanno dato dei risultati così eclatanti da creare un vero e proprio modello. Stiamo parlando del famoso Effetto Vertigo, ovvero un'originale sistema che permette di trasmettere al pubblico un senso di vertigine e capogiro senza fine.
Il nome Vertigo è preso dal titolo originale con cui è conosciuto uno dei migliori film di Alfred Hitchcock, da noi conosciuto con lo spoileroso titolo de La donna che visse due volte e ha come protagonista un ex poliziotto, Scottie, interpretato da James Stewart che è affetto da acrofobia.
Per rendere al meglio questa sua patologia, che sarà poi importante per l'evoluzione della trama, è stato fondamentale l'apporto di Irmin Roberts che letteralmente inventò questo ardito movimento di macchina, combinando uno zoom in avanti con una contemporanea carrellata indietro, mantenendo però - e qui sta l'innovazione - invariata la dimensione del soggetto inquadrato, cosa che in una ripresa tradizionale avrebbe portato invece ad una sua distorsione. L'operazione, nota anche come dolly zoom, è oggi eseguibile da qualsiasi operatore ben preparato ma all'epoca fu veramente rivoluzionaria sia per via delle ottiche utilizzate sia per lo spostamento fluido della cinepresa che era ben più pesante e e meno manovrabile di quelle attualmente in uso nei set.
Alfred Hitchcock era conscio delle difficoltà di una ripresa simile, alla quale pensava sin dal 1940, anno del suo ingresso a Hollywood con Rebecca - La prima moglie, ma solo nel 1958 riuscì a realizzarla così come l'aveva immaginata. Alla base c'era, infatti, una esperienza personale dell'autore de La finestra sul cortile, che era svenuto ad una festa in seguito ad un fortissimo capogiro.
Grazie a questi accorgimenti fu possibile perciò eseguire una delle scena più note de La donna che visse due volte, quella nella tromba delle scale del campanile, per la quale venne anche costruito un modellino apposito per poterla fare in tutta sicurezza dopo che ci si era resi conto dei rischi del girarla direttamente sul posto.
Da lì in poi il dolly zoom fu utilizzato tantissimo in film celebri, ricordiamo ad esempio Lo squalo di Steven Spielberg, in cui il capo della polizia Brody assiste all'attacco dello squalo sulla spiaggia, le scene sul ring di Toro scatenato di Martin Scorsese, Scarface di Brian de Palma, Quei bravi ragazzi, sempre di Scorsese, la sequenza in cui Mia Wallace va in overdose di Pulp Fiction di Quentin Tarantino o, ancora, Peter Jackson che ne Il signore degli anelli: La compagnia dell'anello lo usa nel segmento in cui Frodo e i suoi amici fuggono da Hobbiville, inseguiti dai Nazgul.