Stasera RAI 1 alle 21:25 ripropone La classe degli asini ispirato alla vera storia di Mirella Antonione Casale: ecco chi è la donna che con la sua battaglia ha cambiato la Pubblica Istruzione italiana permettendo l'inclusione dei disabili nelle classi ordinarie.
La battaglia di Mirella Antonione Casale, nata nel 1925 a Torino, inizia il Il 26 ottobre 1957 quando la figlia Flavia di pochi mesi andò in coma a causa delle febbri fortissime causate da un'influenza asiatica e al suo risveglio i medici le riscontrarono dei gravissimi danni al cervello. Quando Flavia compì sei anni fu rifiutata da tutte le scuole, eccetto le private, dove però i bambini disabili venivano "parcheggiati" e non aiutati a migliorare. La Riforma Gentile del 1923 aveva istituito classi differenziate per i bambini disabili e la Casale iniziò la sua lotta per dare la possibilità di inserire i bambini con disabilità nelle classi ordinarie. Durante la rivoluzione culturale del 1968 gli operatori degli istituti speciali per disabili convinsero i genitori ad iscrivere i figli disabili negli Istituti comuni e furono centinaia le domande che arrivarono negli Istituti Ordinari.
Nel frattempo Mirella Antonione Casale era diventata preside a Torino presso la scuola media "Camillo Olivetti". Nel 1971 inserì in via sperimentale alunne e alunni con disabilità intellettive e psico-fisiche nelle classi comuni del tempo pieno, prima ancora dell'approvazione della Legge 119 del 1971 che stabilì che alcune categorie di alunni disabili potessero adempiere l'obbligo scolastico nelle scuole comuni. Il 4 agosto 1977 in Italia viene approvata la legge 517 e con essa l'idea della discriminazione introdotta dalla riforma Gentile è totalmente superata. Gli alunni disabili vengono inclusi nei percorsi scolastici comuni, viene creata la figura dell'insegnate di sostegno che affianca il bambino nelle ore di lezione nelle classi comuni della scuola pubblica. Mirella Antonione Casale aveva vinto così la sua lunga battaglia.
Mirella Antonione Casale ha raccontato così le sue esperienze: "Flavia si svegliò dal coma, riprese conoscenza e gradatamente anche l'uso della gamba destra, perché aveva avuto un'emiparesi. Sapevamo delle gravi conseguenze che avrebbero portato le numerose lesioni cerebrali. Al primo anno di età cercai sia nelle strutture pubbliche sia in quelle private un intervento riabilitativo di ginnastica per la deambulazione e poi anche per il linguaggio, ma nessuno, neanche quando aveva compiuto tre-quattro anni, volle occuparsi di lei, perché non capiva i comandi e non collaborava. Considerata la gravità delle condizioni di Flavia, medici specialisti, quali neuropsichiatri infantili, neurologi e pediatri, nonché alcuni amici, mi consigliarono di metterla in un buon istituto prima che compisse diciotto mesi, per evitare la sofferenza del distacco da noi, ma io mi rifiutai sempre di farlo e dopo dieci anni, mio marito - che in un primo tempo era d'accordo con quei consigli - disse di aver accettato di buon grado la mia decisione perché ovviamente si era affezionato e notava qualche piccolo miglioramento che continuò anche quando Flavia divenne adulta".