Joker: Folie à Deux, Todd Phillips nega che il film sia stato fatto "per attaccare il fandom tossico"

Il regista ha negato una delle accuse principali mosse al suo sequel con Joaquin Phoenix e Lady Gaga in questi giorni in sala

Lady Gaga e Joaquin Phoenix in una scena

Critica e pubblico sono finalmente d'accordo su un film: entrambi stanno odiando Joker: Folie à Deux. Il sequel del blockbuster candidato all'Oscar 2019 è stato un flop al botteghino nel suo weekend d'esordio, e l'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes mostra che critica e pubblico sono in sintonia, con punteggi preoccupanti rispettivamente del 33% e del 31%.

Un altro aspetto di Joker: Folie à Deux sottolineato da giornalisti e spettatori è l'idea che il film - in particolare il suo finale scioccante e le implicazioni su chi sia il vero Joker - sia un attacco diretto ai fan che hanno accolto il primo film e lo hanno reso un successo da un miliardo di dollari.

Sebbene questo sia un modo legittimo per alcuni spettatori di leggere il film, pare non fosse nelle intenzioni del regista Todd Phillips fare dei fan del suo precedente film sul Joker i cattivi del suo sequel.

Le critiche analizzate da Todd Phillips

"Una delle cose su cui ci hanno attaccato nel primo film o una delle cose che ho detto abbastanza nel difendere il primo film quando c'era bisogno di difenderlo perché la gente diceva che era irresponsabile, era per il suo uso della violenza. E io l'ho sempre visto letteralmente al contrario. Ho pensato che fosse responsabile perché mostrava gli effetti reali della violenza. Secondo me non stava glorificando l'uso delle armi. In realtà diceva: 'Oh mio Dio, questo è brutale'. E credo che forse sia stata proprio la realtà ad allontanare le persone da questa storia".

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Phillips ha proseguito: "Una delle cose che abbiamo cercato di portare avanti qui è la stessa idea - una scena davvero importante nel film è quando sta interrogando il piccolo Gary. Perché? Perché mostra gli effetti reali del trauma su una persona che ne è stata testimone, giusto?".

Il regista ha poi ribadito che il suo personaggio è semplicemente Arthur e che era il pubblico ad aspettarsi di vedere il celebre clown dei fumetti: "Non si è mai trattato di affrontare il tema del fandom tossico, bensì di affrontare l'idea di cosa succede se questa cosa ti viene appiccicata addosso, ma in realtà non è quello che sei. E poi, cosa succede nel peggiore dei casi, se finalmente trovi l'amore nella tua vita o pensi di trovarlo, ma quella persona è innamorata del personaggio che rappresenti, non della persona che sei".