Jessica Chastain ha criticato la promozione del film Zero Dark Thirty, avvenuta un decennio fa, sottolineando che il film non era stato presentato come una storia con al centro una donna protagonista.
L'attrice, condividendo i suoi commenti in un'intervista rilasciata a C magazine, ha ricordato quanto accaduto.
Il film Zero Dark Thirty è stato diretto da Kathryn Bigelow e Jessica Chastain e ha ottenuto una nomination agli Oscar per la sua interpretazione. L'attrice ha ricordato come il film fosse stato prodotto da una donna, Megan Ellison di Annapurna Pictures, diretto da Kathryn Bigelow e con protagonista Jessica Chastain, ma la promozione aveva scelto un approccio diverso: "Non è stato promosso affatto in quel modo. Non ero nemmeno sul poster".
Durante la corsa agli Oscar, inoltre, era iniziata una polemica legata alle accuse che Zero Dark Thirty fosse uno strumento di propaganda della CIA e che rappresentasse in modo errato l'efficacia della tortura per ottenere informazioni. Jessica ha dichiarato che le voci sembrano sia state diffuse da una persona che ora non lavora più nel settore ed era in competizione con loro: "So delle critiche e non sono d'accordo".
Recensione Zero Dark Thirty (2012)
Nel mese di febbraio, la star aveva inoltre dichiarato che a ostacolare la corsa agli Oscar c'è stato anche il rifiuto di Kathryn Bigelow di avere Harvey Weinstein come produttore: "Colui che non può essere nominato ha cambiato realmente la stagione dei premi. Non la vedo ora come quando sono stata per la prima volta coinvolta nel settore. Se un film aveva molta attenzione, improvvisamente c'erano tutti questi articoli negativi. Credo che colui che non può essere nominato abbia istigato quel tipo di campagna. Grazie al cielo il nostro settore sta diventando un ambiente più salutare, e celebriamo maggiormente chiunque. Non stiamo cercando di abbattere qualcuno perché sono dei nostri avversari".
Nell'intervista, Jessica Chastain ha spiegato successivamente di aver voluto fondare la sua casa di produzione per mettere nei ruoli di "potere" delle donne, spesso trattate "maggiormente come ornamenti invece che artiste, togliendolo a "qualche tizio che siede in un ufficio" e rimettendolo nelle mani delle artiste.