Al Tribeca Film Festival si è svolto un atteso evento legato al cult Il padrino che ha permesso di vedere di nuovo insieme Francis Ford Coppola, Diane Keaton, Al Pacino, James Caan, Talia Shire e Robert Duvall.
Il regista ha ammesso: "Avevo dimenticato molti dettagli della realizzazione dei film". Il sequel, inoltre, è stato caratterizzato da un approccio narrativo meno convenzionale: "La storia ha usato molti aspetti personali della mia vita e c'era mia sorella, quindi l'ho trovato molto emozionante".
Diane ha ammesso di non aver visto il film in 30 anni e ha fatto i suoi complimenti a Coppola: "E' così incredibile. Ogni scelta che hai preso è davvero buona. E aveva delle scene lente e lunghe. Ero completamente presa alla sprovvista, e mi veniva da piangere. Ed ero davvero sorpresa perché non me lo aspettavo, okay? E vedendolo sul mio fottuto computer! Non avevo mai prestato così tanta attenzione a Il Padrino perché mi sono sempre sentita come una persona esterna, strana e non avevo voce in capitolo".
Leggi anche: Il Padrino: 10 elementi di un capolavoro che non si può rifiutare
In una scena Kay dice a Michael che sta lasciandolo e rivela di aver deciso di abortire per non dare vita a un altro membro della famiglia Corleone e l'idea, come ha ricordato il filmmaker, è stata di Thalia.
Secondo quanto raccontato durante l'incontro, Il padrino ha rischiato di non essere realizzato perché i produttori, nonostante il romanzo scritto da Mario Puzo fosse un bestseller, erano convinti che le storie legate alla mafia non avrebbero attirato gli spettatori nelle sale. La Paramount sperava di trasformarlo aggiungendo maggiore azione e sequenze spettacolari. Le prime versioni della sceneggiatura non hanno però convinto e quindi lo studio ha contattato Coppola e il produttore Albert Ruddy.
Al Pacino ha invece rivelato di aver dovuto presentarsi davanti al team circa sei volte prima di ottenere la parte. Coppola ha sottolineato: "Mi ricordo di avergli telefonato dopo averlo messo alla prova sei volte per implorargli di fare un altro test e la sua fidanzata ha preso la cornetta e ha detto 'Cosa gli state facendo? Lo state torturando!'".
Il regista ha invece parlato di come Marlon Brando si è trasformato in Vito Corleone: "Sono andato a casa sua e ho portato tanto provolone. E' uscito dalla sua camera da letto la mattina presto, era meraviglioso, aveva dei lunghi capelli biondi e una vestaglia giapponese. Senza dire una parola, mi ha visto lì e la telecamera. Ha preso i suoi capelli, li ha legati, messo un lucido da scarpe. Ha indossato una camicia e ha iniziato a piegare le punte del colletto. Ha preso dei pezzi di carta e si è riempito la mascella dicendo 'Dovrebbe essere come un bulldog' e ha iniziato a trasformarsi nel personaggio. Il telefono ha suonato e ha risposto. Si era completamente trasformato nel personaggio e avevo immortalato tutto. Ed è davvero quello che ha compiuto il miracolo".
Leggi anche: Marlon Brando, una vita da cinema