Venerdì 27 giugno, I Ponti di Sarajevo"+ in contemporanea alla 50° edizione del Pesaro Film Festival e al Cinema City di Sarajevo, nell'ambito dell'evento Sarajevo, Coeur de l'Europe. Un film a 13 voci - da Ursula Meier a Jean-Luc Godard, da Aida Begic a Sergei Loznitsa, e gli italiani Leonardo di Costanzo e Vincenzo Marra - per raccontare il Secolo Breve, cento anni dopo l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando e lo scoppio della Grande Guerra.
Venerdì 27 giugno, I ponti di Sarajevo sarà trasmesso in contemporanea alla 50° edizione del Pesaro Film Festival, in anteprima per l'Italia, e al Cinema City di Sarajevo nell'ambito dell'evento Sarajevo, Coeur de l'Europe. Dall'assassinio dell'Arciduca d'Austria di quell'estate del 1914, che ha dato fuoco alle polveri della Grande Guerra, fino al sanguinoso assedio degli anni '90 seguito dal mondo in diretta televisiva, la capitale bosniaca ha interpretato suo malgrado la parte di città-simbolo delle violente contraddizioni delle potenze europee, della fine della Guerra Fredda e del risveglio dei nazionalismi aggressivi. Ma Sarajevo ha saputo incarnare anche la rinascita degli ideali civili di pacifica coesistenza e scambio fecondo tra religioni e comunità etniche.
In questo scenario i numerosi ponti che uniscono le sponde della città rappresentano forse un capitolo a parte: edificati e distrutti tra momenti di pace e di conflitto, sabotati o ricostruiti, quasi reinventati per permettere il continuo flusso di uomini, beni e idee tra le due sponde che alcuni avrebbero voluto distanti, irraggiungibili, a testimoniare quella separatezza elevata a programma politico. La storia di Sarajevo, che è storia non solo bosniaca o jugoslava ma Europea, scorre da più di un secolo sotto e sopra i suoi ponti. Una città complessa come complessa è la ricchezza delle prospettive di questo film collettivo che affronta con le sue diverse narrazioni e sensibilità stilistiche ed evocative 100 anni tra i più significativi della nostra storia di europei.
"Sarajevo, il luogo dove secondo molti è iniziato il Novecento e il teatro dell'ultima guerra del secolo scorso diviene spunto e ispirazione libera della creatività dei registi che si inoltrano in temi e suggestioni che travalicano il ruolo della città bosniaca" dichiara Jean-Michel Frodon, curatore artistico del film. "Ma Sarajevo è anche la città dell'"Arte di Vivere" come l'hanno definita molti osservatori dei suoi giorni più bui, l'antesignana di quella costituzione multietnica e pluriculturale a cui la stessa Unione Europea s'ispira; un sogno sempre rinnovato malgrado gli alti e bassi della Storia. Oggi, con il nostro progetto, vogliamo dare alla capitale bosniaca quella connessione con il corpo palpitante del cinema europeo che a lungo è mancata."