Siamo quasi arrivati al capolinea: stasera concluderemo la rassegna delle top 20 individuali del nostro staff e ci prepareremo a pubblicare la top 20 definitiva della redazione di Movieplayer.it relativa a i film usciti in Italia nel 2014, e, naturalmente, anche i risultati dei Movieplayer.it Awards. Nell'attesa, scopriamo insieme i venti film del cuore di Alessandro Antinori.
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"L'anno che sta arrivando (anzi che è appena arrivato) tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità". Così cantava il maestro Lucio Dalla, e i suoi versi in un modo o nell'altro ritornano sempre in mente in questo periodo tra la fine e l'inizio dell'anno, e in qualche maniera c'entrano sempre e riescono ad essere sempre attinenti. Perché è sempre un periodo di bilanci, anche cinematografici naturalmente: e mentre ci apprestiamo a guardarci indietro per provare a ricordare cosa ci è rimasto di questo anno appena finito, lo facciamo con gli occhi e la testa pieni delle immagini e delle emozioni fresche di quei film appena visti che segneranno quello nuovo. E che tra un anno dovremo andare ripescare in qualche angolo della mente e del cuore per compilare la classifica dei nostri preferiti del 2015. Dove già sappiamo, anche con altri undici mesi abbondanti di uscite davanti, che troveranno posto il toccante The Imitation Game con il fenomenale Benedict Cumberbatch o l'asciutto, monumentale, vecchio Clint Eastwood di American Sniper. Così come in questa personale classifica (se di classifica si può parlare) del 2014, numerose sono le posizioni occupate da film visti oramai un anno fa, usciti lontanissimamente nei primi giorni dell'anno, come American Hustle - L'apparenza inganna, The Wolf of Wall Street, Nebraska o A proposito di Davis.
Per questo molti dei palpiti che hanno accompagnato le visioni di questo 2014, sembrano ora attutiti dal trascorrere del tempo e a causa di ciò compilare una classifica risulta particolarmente difficile; alla fine nel doloroso dentro o fuori risultano estromessi film che probabilmente, se potessimo tornare ad un anno fa subito dopo la visione, oggi non lasceremmo fuori. L'esempio più emblematico è forse nel mio caso quello de Il capitale umano, tanto più che è un film italiano, tanto più che di film italiani non ce ne sono. Me ne accorgo solo ora mentre scrivo probabilmente, perché é rimasto fuori anche Le meraviglie... Ma non l'avevo messo? Perchè non c'é? Inutile porsi troppe domande; è il cinema, bellezza. Alla fine più che di testa, parliamo di cuore e di pancia: un film è un' estensione di noi stessi, uno specchio, e quello che ci vediamo lo sappiamo solo noi, e il perché e che cosa ci rimane quando chiudiamo gli occhi e ci guardiamo dentro va al di là dell'analisi logica e critica di quello che guardiamo.
Per cui poco ma sicuro che quello che sta fuori è meglio di quello che sta dentro: infatti non c'è nemmeno il vincitore dell'Oscar 12 anni schiavo, ad avvalorare la tesi (ma a suo onore va detto che è rimasto in bilico fino all'ultimo, così mi lavo la coscienza). E a proposito di colpe, se è per questo ho tribolato ancora di più ad escludere i due guilty pleasures Colpa delle stelle e Tutto può cambiare, forse per paura che fossero proprio troppo guilty per un a top 20. E poi All Is Lost - Tutto è perduto e Solo gli amanti sopravvivono... avrebbe meritato di esserci solo per il titolo: mi odio per non essere riuscito ad amarlo alla follia come avrei voluto e sperato e come altri hanno fatto. Non parliamo di Interstellar, penalizzato alla fine forse solamente dalla sua smisurata ambizione ma ancora di più dalla mia egoistica e smodata aspettativa. Ho la sensazione, così a pelle, che nella classifica dovrebbe anche esserci Lo Sciacallo - Nightcrawler... se fossi riuscito a vederlo a tempo debito. Ma che recupererò subito, questo e anche gli altri.
"Infinite cose da fare (in questo caso da vedere) e così poco tempo", come diceva il Joker di Jack Nicholson. Più che mai in questo 2014 dove la nostra voracità di cinefili ha dovuto fare i conti mai come prima d'ora con la concorrenza del piccolo schermo che ha rubato tanta ribalta al grande schermo e a noi anche altrettante ore di sonno: da Breaking Bad all'adorato Sherlock, da Il trono di spade ad House of Cards, fino al ritorno di Homeland e a Fargo. Autori e attori in salsa seriale, la suggestione di un film dilatata in episodi: dovessi scegliere in questa sede il personaggio più cinematograficamente significativo dell'anno sarebbero guai, perché d'emblée direi Adam Arkapaw, il direttore della fotografia di Top of the Lake e soprattutto True Detective, forse il più bel film lungo otto puntate che ho visto quest'anno.
Ritornando dal piccolo al grande schermo, dopo avere reso onore ai vinti e agli esclusi ed aver così espiato il mio cronico senso di colpa, ecco nella mia classifica (no, decisamente non è una classifica a questo punto) quello che di altro rimane di questo 2014 cinematograficamente un po' ondivago, come al solito tra conferme, ritorni e delusioni. Venti titoli, molti celebrati, altri molto meno: qualcuno piccolo e incredibilmente creativo come Locke, divertenti e commoventi outsider come Pride o Tutto sua madre (il mio francese dell'anno), che vi consiglio assolutamente di recuperare, magari in originale, perché è un vero gioiello di sensibilità e umorismo. Tra gli invisibili, anche il bellissimo Diplomacy - Una notte per salvare Parigi, di Volker Schlöndorff, film teatrale nella sua accezione più positiva del termine, massima espressione dell'arte del dialogo.
Tra i ritorni attesi quello di Olivier Assayas con Sils Maria, Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne con gli effetti speciali della realtà di Due giorni, una notte e lo scandaloso Lars von Trier con Nymphomaniac - Volume 1: Lars signori è un grande regista, con buona pace dei detrattori. Tra le cose che poi sono rimaste di più quest'anno a livello sensoriale, c'è la voce da squagliare il cemento di Scarlett Johansson in Lei, insieme alla solitudine del suo protagonista Joaquin Phoenix. E a proposito di solitudine, forse perché è la malattia che più ci fa paura perché va oltre ogni semplice diagnosi eziologica, a me è rimasto molto nel cuore anche Disconnect, perché di solitudine parla e di quanta e spaventosa ce ne sia dietro alla collezione di likes e di amicizie virtuali dei social.
Leonardo DiCaprio, Matthew McConaughey, tutto il cast di American Hustle - L'apparenza inganna: dei magnifici protagonisti degli scorsi Oscar e dei loro film abbiamo già fatto menzione, per cui ci auguriamo che anche i papabili front runner 2015 di questo elenco lo siano allo stesso modo nella prossima, da Grand Budapest Hotel a L'amore bugiardo - Gone Girl. Anche se il nostro Mommy del talento canadese Xavier Dolan è rimasto fuori dalla corsa come miglior straniero; ma quando mai gli Oscar ci hanno azzeccato, altrimenti Di Caprio ne avrebbe almeno già un paio no?
Menzioni particolari? Il grande affetto per la sorpresa Snowpiercer, la grande e potente metafora di Bong Joon-ho: il treno è il mondo e i passeggeri l'umanità sopravvissuta, con tutti i suoi conflitti e le divisioni di classe, i poveri in coda e i ricchi in testa. La migliore visione distopica al cinema da tantissimo tempo a questa parte, altro che divergenti e ragazze di fuoco. E poi i Guardiani della Galassia. Non è una classifica (siamo sicuri?) ma se lo fosse con un po' più di coraggio e sfacciataggine l'avrei messo al primo posto per l'entusiasmo: il Guerre stellari della nuova generazione, ho avuto tanta invidia per qualsiasi tredicenne perché avrà provato quello che provai io vedendo al cinema per la prima volta Il ritorno dello Jedi. Una botta di adrenalina, specialmente visto al Festival di Roma dopo interminabili serate a base di documentari, docufilm o film documentario di varia provenienza. Il film totale.
Ho detto primo posto (allora è una classifica), ma tradito appunto dall'entusiasmo. Perché tra le poche certezze del sottoscritto in generale nella vita, oltre alla religione Jedi e al fatto che un giorno specchiandomi vedrò finalmente spuntare anche a me le orecchie da elfo, per lo meno quest'anno c'era quella del primo posto. Perché se i Guardiani è il film totale, Boyhood di Richard Linklater è il film definitivo. Perché come mai nessuno prima abbatte l'ultimo confine tra verità e finzione. E semplicemente, come mai nessuno prima, riesce a filmare la vita.