Nell'ambito della tradizionale celebrazione dell'annata di cinema che ci lasciamo alle spalle, abbiamo l'abitudine di pubblicare una Top 20 di redazione ricavata dalle preferenze personali di ognuno dei redattori di Movieplayer.it sulla base delle uscite italiane del 2013. Quest'anno abbiamo deciso di rendervi partecipi anche di questi singoli contributi: pubblicheremo dunque, in singole news, le top 20 personali, con in aggiunta un commento di ogni "curatore". Le news, che in totale saranno tredici, saranno infine raccolte nell'articolo di commento alla classifica generale delle preferenze dello staff, affinché tutti possano curiosare tra i colpi di fulmine dei singoli redattori. Se poi volete dare il vostro contributo e tirare quindi le somme sul vostro 2013 filmico (e televisivo), potete farlo partecipando a Movieplayer.it Awards.
Ma adesso lasciamo la parola a Fabio Fusco e alla sua Top 20:
- Il passato
- La grande bellezza
- Philomena
- Before Midnight
- Gravity
- La vita di Adele
- Django Unchained
- Blue Jasmine
- Re della terra selvaggia
- Via Castellana Bandiera
- Nella casa
- Frankenweenie
- The Sessions - gli incontri
- Rush
- Zero Dark Thirty
- Dietro i candelabri
- Spring Breakers - una vacanza da sballo
- Miss Violence
- The Impossible
- Il lato positivo - Silver Linings Playbook
"Si è detto che il 2013 cinematografico che si è appena concluso è stato un anno che ha dato spazio a storie di donne straordinarie - dalla Ryan Stone di Gravity, alla dolce e tenace Philomena interpretata da Judi Dench, dalla rossa e volitiva Maya di Zero Dark Thirty alla fragile Jasmine di Woody Allen - ma anche i personaggi maschili hanno dato vita a storie trascinanti ed emozionanti. Al primo posto della mia classifica c'è Il passato di Asghar Farhadi, un autore capace di spiazzare lo spettatore con la storia di un uomo che fa ritorno in Francia per ufficializzare il divorzio da sua moglie - che ha già un altro compagno - e si ritrova a dover mettere insieme i pezzi di una famiglia disastrata, lacerata da incomprensioni, segreti e tradimenti. Una storia avvincente, meno carica di tensione, rispetto al precedente Una separazione, ma ugualmente sorprendente nei suoi sviluppi.
Anche quest'anno Farhadi è stato capace di conquistarmi, ma quello del regista iraniano non è stato l'unico film incentrato su dinamiche familiari complesse a convincermi: nella mia top-20 ho fatto spazio anche a Nella casa, di François Ozon, ad esempio, ma anche al cupo dramma greco Miss Violence, che nel suo lento incedere, a partire da un suicidio, svela le dinamiche malate di un nucleo familiare segnato da anni di abusi.
Al secondo posto c'è la Roma de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, surreale e grottesca, affollata di personaggi sfrontati ed eccessivi, ma anche fragili e fin troppo disposti a compromessi disperati. Jep Gambardella, magnificamente intepretato da Toni Servillo, ci accompagna in questo mondo caotico e volgare, tra intellettuali e soubrette sfasciate dalla droga e dal botox, sante e aristocratici in affitto, religiosi con il pallino della cucina e gente di spettacolo, per mostrarci quello che siamo diventati realmente. E lo fa con toni grotteschi ed eccessivi, ma incredibilmente più efficaci di tanti film italiani realizzati finora e proposti (invano) all'Academy, e tratteggiando personaggi dall'identità forte, incisiva e che mancavano al nostro cinema, affollato di personaggi anonimi e sbiaditi.
Anche Emma Dante, con il suo esordio al cinema Via Castellana Bandiera, fa ricorso ad una situazione surreale ed eccessiva per tratteggiare uno degli aspetti più scomodi del nostro essere italiani, quello di non voler risolvere i problemi, quando se ne può trarre profitto. Due splendide interpretazioni - quella della Dante e della sua "antagonista" Elena Cotta - per uno dei tanti bei film che hanno fatto parte del cartellone dell'ultima Mostra di Venezia. Tra questi ricordiamo infatti il già citato Miss Violence, ma anche Philomena di Stephen Frears e Gravity di Alfonso Cuaron, rispettivamente al terzo e quinto posto della mia classifica. Judi Dench e Sandra Bullock interpretano due donne, due madri - entrambe con un vissuto difficile, alle spalle - che mostreranno coraggio e tenacia in circostanze e scenari molto diversi. E poi lo spazio immenso, nero e sconosciuto, ma anche affascinante in cui fluttuano i due protagonisti del film di Cuaron non poteva lasciarmi indifferente, così come le vicissitudini di Philomena Lee e suo figlio, divisi dalla sorte avversa, ma accomunati dall'amore e soprattutto dai pregiudizi che entrambi hanno subito sulla loro pelle.
Mi ha fatto piacere ritrovare Quentin Tarantino con un Django Unchained che è la sua personale visione del western e un altro omaggio al nostro cinema di genere, così come il "vecchio" Tim Burton con il suo Frankenweenie, versione riveduta e corretta di un suo vecchio e amatissimo cortometraggio - sperando che il regista possa tornare a temi e storie a lui più consoni.
Tuttavia mi ha fatto ancora più piacere ritrovare Jesse e Celine, i due protagonisti della trilogia iniziata con Prima dell'alba - uno dei film d'amore più belli che siano mai stati fatti - che in Before Midnight, approdano ai quarant'anni con il peso di una quotidianità che lascia poco spazio all'amore, e rischia di allontanarli definitivamente, durante una vacanza in Grecia. I dialoghi tra i due protagonisti sono serrati e spontanei, così come il confronto - a volte ironico, a volte amaro - con i loro compagni di vacanza, e se anche le circostanze non sono certo quelle del primo film, la qualità della storia resta la stessa.
Altri film straordinari che hanno caratterizzato il mio 2013 di cinema, sono La vita di Adele e Re della terra selvaggia, interpretati da protagoniste straordinarie: una ragazza adolescente che vive la sua prima storia d'amore importante con un'altra ragazza, più grande - e va incontro alla maturità tra scoperte, emozioni, delusioni - e una bambina che vive con il suo papà in una baracca isolata dal mondo, una piccola "selvaggia" dalla forza straordinaria che si ritrova ad affrontare improvvisamente un mondo a lei sconosciuto.
Con i biopic The Sessions, Rush e Dietro i candelabri invece, ho avuto la possibilità di approfondire tre mondi e storie completamente diffenti - quella del poeta e giornalista Mark O'Brien, paralizzato dal collo in giù, che scelse di affidarsi ad una terapista del sesso; quella della rivalità tra i due piloti James Hunt e Niki Lauda - una competizione dietro la quale si celava l'affetto e la stima reciproci - e quella della relazione tra il cantante Liberace e uno dei suoi ultimi fidanzati, un rapporto che Steven Soderbergh usa come pretesto per raccontare le ipocrisie e gli eccessi dello showbiz, tra gli anni Settanta e Ottanta, tra paillettes e soprusi, bugie e sfrontatezza. Per quanto riguarda il film di Ron Howard, Rush ha il merito di aver catturato il mio interesse - nonostante non sia esattamente un fanatico dello sport e dei drammi sportivi - con una storia che mette a confronto due personalità diversissime, quella di un solare James Hunt, tutto feste, divertimento, donne, e un Niki Lauda ombroso (ma non meno affascinante) ma soprattutto caparbio da fare spavento.
A chiudere la classifica infine, ci sono The Impossible - un vero e proprio tsunami di emozioni dal quale mi sono lasciato travolgere senza opporre troppa resistenza, lo ammetto - e Il lato positivo, perchè a suo modo dimostra - o almeno prova a farcelo credere - che trovare l'amore, in circostanze improbabili, non è poi così impossibile. L'importante, anche in questo caso, è riuscire a trovarsi." (Fabio Fusco)