Era il dicembre del 2021 quando il film House of Gucci è arrivato nelle sale italiane dopo una lunga - e ben mirata - campagna pubblicitaria. L'Italia - e il mondo intero - era uscita a pezzi dopo due anni di pandemia e, tra divieti e obblighi, per il cinema non è stato un periodo facile. Il film diretto da Ridley Scott non è stata la boccata di aria fresca che in molti si aspettavano, sia in termini di incasso che di buone critiche, ma ha fatto comunque molto rumore diventando uno dei lavori più controversi del regista de Il Gladiatore. Ora, la saga (eccessiva) della famiglia Gucci arriva in tv, in prima serata su Rai Uno, e si scontra con la puntata del martedì di Temptation Island di Canale 5. Al netto delle critiche, House of Gucci è noto non solo per aver riletto un fatto di cronaca realmente accaduto ma, più che altro, è noto per la polemica accesa scatenata da Pierfrancesco Favino.
House of Gucci: come gli americani rileggono il nostro lifestyle
Al centro dell'intricata vicenda fatta di luci, colori, denaro, sesso e battute graffianti, c'è l'immagine della famiglia Gucci, il marchio di moda più ambito al mondo e... c'è Patrizia Reggiani e come una furia cieca abbia spinto la donna a compiere l'omicidio del suo ex marito. La cronaca è diventata una fonte d'ispirazione per un film "freddo", curato nella messa in scena, nei costumi, nelle musiche e nelle interpretazioni, che funziona nella prima parte ma che non convince nella seconda. E, nonostante fosse ispirato a The House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour, and Greed (scritto da Sara Gay Forden), il film non ha brillato come avrebbe dovuto. Non è bastato il cast stellare - da Adam Driver a Lady Gaga, da Jared Leto a Al Pacino - come non è bastata l'immagine del nostro lifestyle italiano riletto con troppi estremismi.
Proprio questa rilettura così particolare ha scatenato diverse reazioni da parte di un cerchia di attori italiani. In particolare è Pierfrancesco Favino che ha criticato il film House of Gucci e il fatto di aver scelto attori americani per ruoli che avrebbero dovuto essere proposti a attori italiani. La polemica è nata durante l'edizione numero 80 del Festival del Cinema di Venezia. "I Gucci avevano l'accento del New Jersey, non lo sapevate?", ha ironizzato l'attore.
"C'è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché, non io, ma attori di questo livello non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie", ha aggiunto. "Se un cubano non può interpretare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi succedono queste cose", ha chiosato.
All'epoca le reazioni - nate poco dopo la première di Ferrari - hanno scatenato una valanga di polemiche in giro per il web. In molti hanno persino criticato l'intervento di Favino tanto da parlare di "invidia" per non essere stato scelto per un ruolo nel film. Nonostante ciò, tutto questo chiacchiericcio ha permesso a House of Gucci di diventare virale - a suo modo -, apprezzato per la sua vena trash e fuori dagli schemi.