Matthew Robbins ha parlato del Pinocchio di Guillermo del Toro, di cui è stato co-sceneggiatore, spiegando come le atmosfere del film siano molto cupe, più fedeli ai racconti di Carlo Collodi e quindi molto distanti dalla versione targata Disney.
A distanza di ormai tre anni da La forma dell'acqua - The Shape of Water, Guillermo Del Toro vuole tornare a far emozionare il pubblico internazionale attraverso il suo inconfondibile stile. Il regista ha finalmente deciso di realizzare un progetto che aveva in mente ormai da dieci anni: una versione in stop-motion dei racconti di Pinocchio di Carlo Collodi.
Parlando con SYFY WIRE, uno degli sceneggiatori del film, Matthew Robbins, ha detto che l'opera è "il più lontano possibile dalla versione Disney": "Posso dire che il film è nato da una particolare interpretazione di Guillermo delle storie di Collodi. Non vuole semplicemente riprendere la visione spesso oscura e pessimistica della natura umana ma vuole aggiungerci anche un aspetto politico. Abbiamo ambientato la storia in una sorta di Italia proto-fascista", ha spiegato Robbins.
Questa versione di Pinocchio, targata Netflix, è ambientata nell'Italia degli anni '30, quando il fascismo di Benito Mussolini era in ascesa. "L'impulso alla base del progetto nasce da una visione particolare che Guillermo ha di ciò che rappresenta Pinocchio, ovvero dell'anarchia e del caos. Guillermo ne è molto attratto. C'è una celebrazione di tutto questo nella nostra sceneggiatura", ha detto Robbins. Negli anni trascorsi dal completamento della prima stesura, del Toro ha deciso di inserire un elemento musicale nella storia e Patrick McHale è stato scelto per aiutare il regista a riscrivere la sceneggiatura esistente, eppure Robbins è fiducioso sul fatto che l'essenza della storia sia ancora presente. "Non ho letto la nuova bozza, ma sono abbastanza sicuro che molti degli elementi che lo entusiasmavano quando abbiamo scritto la bozza originale sono ancora lì. Lo conosco troppo bene. Sono molto eccitato e molto ansioso di vedere cosa succederà" ha ammesso Robbins.
Lo scrittore ha proseguito affermando che la visione del progetto di Del Toro adotta un tono particolarmente cupo, che è uno dei tanti motivi per cui ci è voluto così tanto tempo per trovare uno studio disposto a finanziarlo. Nel dicembre 2018, lo stesso del Toro ha ammesso che la sua interpretazione si ispirava a Frankenstein e non sarebbe stata molto adatta alle famiglie.
"Non è deprimente, è una specie di celebrazione dell'anarchia di questo ragazzino che fa di tutto: spende i soldi, si fa fregare, scappa con il circo, sbaglia. Ovunque vada, lascia il caos dietro di sé e continua a navigare" ha dichiarato lo sceneggiatore, aggiungendo: "Del Toro è semplicemente innamorato di quella filosofia antifascista. Basti ripensare a La spina del diavolo con i bambini dell'orfanotrofio e la ribellione contro l'autorità, la celebrazione del caos, la follia e l'infrazione delle regole. Questo è il motore dietro il film, motivo per cui penso che la gente avesse paura di finanziarlo". Un altro motivo per cui è stato complicato trovare qualcuno disposto a finanziare il progetto riguarda il budget. Nel 2010, il budget del film era stimato intorno ai 40 milioni di dollari, una cifra che sicuramente è diventata ancora più alta nel 2020 se si considera l'inflazione. "La gente diceva 'Oh, è così affascinante, così interessante e così diverso. Ma c'è un modo per ridurre il budget? Riesci a farlo scendere a meno di 20 milioni?' e no, non c'era proprio alcun modo per farlo", ha quindi concluso Robbins.
Ricordiamo che anche la Disney sta lavorando ad una versione live action di Pinocchio che vedrà Robert Zemeckis impegnato come regista.