Chris Pratt elaborò un lutto sul set di Guardiani della Galassia Vol. 2, avendo perso suo padre qualche anno prima delle riprese. Il genitore era morto durante la lavorazione di Jurassic World, nel 2014, ma in quell'occasione l'attore preferì concentrarsi sul lavoro e non abbassare il morale del cast.
Due anni dopo, sul set del sequel del film cosmico della Marvel, Pratt ebbe modo di constatare che alcune ferite non si possono rimarginare, come quella della morte dei genitori, e fece i conti con il lutto dovendolo affrontare anche nella finzione: nel film c'è infatti il conflitto tra Peter Quill, già orfano di madre, e suo padre Ego, il pianeta vivente, che si scopre essere il villain del lungometraggio. Peter è costretto a distruggerlo, dopo aver tra l'altro scoperto che fu Ego a causare il male incurabile che uccise Meredith Quill, e nel corso della battaglia perde il padre adottivo Yondu, che lo rapì da ragazzo e lo allevò anziché consegnarlo a Ego.
Guardiani della Galassia 2, Chris Pratt: "Vorrei essere onesto come Drax, ma sono troppo gentile"
Guardiani della Galassia Vol. 2 è uno dei tanti film del Marvel Cinematic Universe ad affrontare il tema dei rapporti complicati tra genitori e figli: dinamiche tese sono state presenti anche nelle interazioni fra Thor e Odino, o fra Thanos e le sue due figlie adottive, o tra Hank Pym e Hope Van Dyne (senza dimenticare, nello stesso film, le difficoltà iniziali di Scott Lang come genitore divorziato). E poi, ovviamente, c'è la relazione tra Howard Stark e il figlio Tony, evocata per la prima volta in Iron Man 2 e giunta al culmine in Avengers: Endgame dove Tony, che perse i genitori all'età di diciassette anni, tramite un viaggio nel tempo riesce a parlare un'ultima volta con Howard, ed è quella conversazione, in parte, a spingerlo a sacrificarsi nello scontro finale tra gli Avengers e le forze aliene di Thanos. La famiglia sarà anche al centro di Black Widow, dove Natasha Romanoff deve fare i conti con il proprio passato in Russia.