In Maremma, sulle colline di Fonteblanda, è spuntato il braccio di Goldrake. Nessun mistero inspiegabile: si tratta di una scultura alta 5 metri dedicata dall'artista Moira Ricci all'eroe della sua infanzia.
Ferro, vetroresina e altri materiali misti per riprodurre quell'avambraccio che tanti nemici lanciati da Vega ha annientato trasformandosi in missile, continuando a ribadire quello scopo - "Va, distruggi il male e va" - che l'ha condotto insieme ad Actarus dal pianeta Fleed fin sulla Terra.
Ed è proprio per quella promessa che Moira Ricci ha voluto tributare il suo omaggio a Goldrake, trasfigurato in salvatore del genere umano (e della sua Toscana in primis) da ogni minaccia.
Per tempi eccezionalmente difficili come quelli in cui stiamo vivendo, d'altronde, ci vogliono eroi eccezionali, e Goldrake è stato questo, per intere generazioni di grandi e piccini, fin dall'inizio. Soprattutto fin dal suo sbarco in Italia, nel 1978.
Nato tre anni prima dalla fantasia di Gō Nagai, Goldrake non è stato soltanto il primo robot giapponese della TV italiana (perfino Mazinga, opera cronologicamente precedente, è arrivato nel nostro Paese trascinato dal successo di UFO Robot Goldrake) ma è stato una rivoluzione nel mondo animato, accolto da schiere di fan di ogni età attratti dalle mille armi spaziali, dalle supermosse, e dal messaggio finale di giustizia e speranza, "perché il bene tu sei, sei con noi".