Enrico Ghezzi ha presentato il suo nuovo film dal titolo Gli ultimi giorni dell'umanità, in cui andrà a mostrare tantissime immagini inedite del suo repertorio personale.
In un arco di tempo lungo quarant'anni, a partire dalla fine del 1970 ai primi 2000, accadono un numero considerevole di cose. Ad esempio cambiano i formati di registrazione dell'immagine elettronica analogica e un uomo può spostarsi tra innumerevoli, anche se finiti, luoghi e attraversare migliaia di situazioni, incontrare centinaia e centinaia e centinaia di volti, condurre le più svariate conversazioni nei momenti più insoliti della giornata o della notte. Può ritrovarsi a cena, o a pranzo, o colazione, tra le rive del Gange o nel bar freddo di una Berlino formicolante di registi, critici e occhi curiosi.
Nel nuovo film di Enrico Ghezzi crescono i figli, cambiano gli amori e i governi, escono una quantità spropositata di nuovi film che si possono vedere solitamente negli stessi festival, come a Cannes, o a Venezia, o nelle sale, della provincia o del centro. Capita pure che muoiano gli amici, che se ne perdano altri, che se ne trovino di nuovi. Avviene la vita, insomma, che a raccontarsi è, quasi, la vita di tutti. Per l'uomo con la macchina da presa però è diverso poiché dopo questo incedere senza sosta del tempo ha dalla sua parte una enorme quantità di registrazioni pronte a riavvolgersi per dire di nuovo qualcosa di nuovo.