L'industria del gas naturale ha dato vita a una campagna di discredito contro il documentario GasLand, selezionato dall'Academy Award per entrare a far parte della magica cinquina che si contenderà l'Oscar per la categoria. Il film, ispirato alla campagna di Marcellus Shale contro le trivellazioni delle aziende del gas in Pennsylvania, è stato preso di mira dall'associazione che rappresenta le industrie del gas, la quale ne ha parlato come di "un'immesa e deliberata rappresentazione errata della situazione". Josh Fox, regista del documentario è un artista newyorkese che ha deciso di mettersi in viaggio con la propria telecamera dopo essere venuto a conoscenza dei timori di Shale sulle trivellazioni alla ricerca di gas naturale che avevano luogo vicino alla sua casa estiva nel nordest della Pennsylvania. A quanto pare il contenuto della pellicola non è piaciuto all'industria del gas che ha dato vita a un campagna multimiliardaria per discreditarla confutando le informazioni veicolate dal film.
Da qualche tempo negli Stati Uniti è in corso una guerra di relazioni pubbliche tra l'industria del gas e del petrolio e coloro che hanno denunciato la pericolosità dei metodi di estrazione e i danni ambientali che ne conseguono. Josh Fox, attualmente impegnato nella preparazione di un sequel di GasLand, si gode la nomination conquistata che considera un tributo alle famiglie intervistate nel film che hanno sofferto per i danni causati dalle perforazioni. Dopo l'uscita del suo film, Josh Fox si è trasformato in attivista a tempo pieno e ora trascorre gran parte del suo tempo frequentando le associazioni anti-perforazioni che usano il film per raccogliere fondi per la loro causa. Tra le tante voci critiche che si sono levate contro GasLand, anche quelle di ambientalisti come il presidente della Penn Future Jan Jarrett, riconoscono l'importanza e la potenza del lavoro di Fox, vista la sua capacità di alimentare il dibattito spingendo l'opinione pubblica alla riflessione. Non la pensano allo stessso modo le corporation del gas che, dopo la notizia della nomination, hanno rinforzato la loro vis polemica contro il documentario.
"Il film ha la sfortuna che non esista l'Oscar per la propaganda" dichiara furioso Lee Fuller, direttore di Energy in Depth. "Le richieste di energia sono troppo alte per permettere che le nostre scelte energetiche siano influenzate da una deliberata manipolazione di un regista che conosce i fatti, ma ha scelto di ignorarli". John Hanger, segretario per la protezione ambientale della Pennsylvania divenuto bersaglio nel film di Fox, lo scorso anno ha criticato pesantemente il documentario in un'intervista all'Inquirer definendolo "fondamentalmente disonesto" e "un falso deliberato per ottenere un effetto drammatico". GasLand ha subito un pesante attacco da parte di numerosi siti web di orientamento repubblicano per il suo afflato anticapitalista. Josh Fox si difende dalle accuse dichiarando che "Non c'è nessun intento sinistroide celato nel film. E' un lavoro onesto. Ero consapevole che se il nostro lavoro avesse cominciato a essere visto da molti spettatori l'industria del gas ci avrebbe perseguitato".