Francis Ford Coppola: "L'impero americano finirà tra pochi mesi, i miei film prevedono il futuro"

A ridosso dell'uscita del suo Megalopolis, il regista si è lanciato in una profezia in stile Nostradamus verso l'America

Francis Ford Coppola sul set

Francis Ford Coppola ha ancora una volta generato una serie di polemiche e un grande dibattito per una previsione che ha fatto recentemente sulle prossime elezioni presidenziali, che si terranno negli Stati Uniti il prossimo novembre.

Il regista si è unito ai suoi amici e collaboratori Robert De Niro e Spike Lee per un Q&A trasmesso in livestreaming dall'AMC Lincoln Square di New York in 65 sale IMAX in tutti gli Stati Uniti il 24 settembre prima della proiezione del suo criticatissimo Megalopolis al New York Film Festival.

Il trio, in conversazione con il direttore artistico del New York Film Festival Dennis Lim, ha condiviso ricordi della loro amicizia prima che Coppola approfondisse il tema di come Megalopolis possa essere visto come una metafora della caduta di Roma e spiegasse perché pensa che l'America stia percorrendo la stessa strada proprio in questo preciso momento.

"I miei film sono un po' preveggenti, si riferiscono al futuro", ha dichiarato Coppola, ricordando quando la gente gli aveva chiesto 'Perché fai un film sulle intercettazioni?' quando uscì La conversazione. E poco dopo sono usciti i nastri del Watergate con le conseguenti dimissioni del presidente Richard Nixon.

Megalopolis 2
Megalopolis: Adam Driver in una foto

I riferimenti di Megalopolis agli Stati Uniti attuali

"E la gente mi ripeteva sempre: 'Perché vuoi fare un film sull'America come Roma?'", ha continuato Coppola. "Oggi l'America è Roma. E stiamo per vivere la stessa esperienza, per le stesse ragioni per cui Roma ha perso la sua repubblica e si è ritrovata con un imperatore". Il regista ha aggiunto: "Questo film è forse molto preveggente da fare, un film sull'America, perché sta per accadere tra pochi mesi".

Coppola ha chiaramente riflettuto a lungo su questo aspetto, e in Megalopolis Shia LaBeouf diventa addirittura una figura trumpiana che cerca di sfruttare la rabbia populista per il proprio tornaconto. Il film si svolge in una versione allegorica di New York City chiamata New Rome, e in effetti a un certo punto si intravede persino un cappello con su scritto "Make New Rome Great Again".

Francis Ford Coppola querela Variety per l'articolo sui suoi comportamenti sul set di Megalopolis

"Ed è stato per la stessa ragione", ha aggiunto Coppola, a proposito di dove si trova l'America e dov'è finita Roma. "Roma era così prospera, faceva un sacco di soldi. Quindi i senatori erano molto interessati al loro potere e alla loro ricchezza. E non gestivano il Paese. Ebbene, la stessa cosa è accaduta qui. Il nostro Senato e i nostri rappresentanti stanno tutti manipolando il proprio potere piuttosto che gestire il Paese. E rischiamo di perderlo".