Deborah Copaken, membro dello staff di sceneggiatori di Emily in Paris, ha commentato la mancata nomination ai Golden Globe 2021 per I May Destroy You, miniserie che a detta dei più era più meritevole della serie Netflix su un'americana residente nella capitale francese. La sceneggiatrice si è espressa tramite un pezzo che ha scritto per il Guardian, commentando così la situazione: "Ho cercato di evitare di leggere le critiche al nostro show, ma non vivo sulla Luna. Non mi aspettavo che avremmo avuto una nomination." Questa fu invece la sua reazione dopo aver visto la miniserie scritta e ideata da Michaela Coel: "Dissi a tutti quelli disposti ad ascoltare che meritava di vincere tutti i premi. Quando non fu così, rimasi scioccata."
Emily in Paris, la recensione: tutto è possibile a Parigi
Deborah Copaken è poi scesa più nel dettaglio: "I May Destroy You non è soltanto la mia serie preferita del 2020, è la mia preferita di tutti i tempi. Affronta un argomento delicato come lo stupro - di cui io stessa sono stata vittima - con cuore, humour, pathos e una storia costruita talmente bene che ho dovuto guardarla due volte per capire come Coel ci fosse riuscita." Quanto alla mancata nomination, questo è il suo parere: "Ora, sono contenta che Emily in Paris abbia ricevuto una candidatura? Sì, certamente. [...] Ma quella gioia è ora oscurata dalla mia ira, perché non candidare il lavoro di Michaela Coel non solo è sbagliato, è indicativo di ciò che è sbagliato a livello sistemico." Come spiega nel pezzo, infatti, l'iniquità razziale rimane una piaga negli Stati Uniti, sul piano giudiziario e anche nel mondo dello spettacolo: come ricorda citando un'analisi del 2017, quasi tutti gli showrunner della televisione americana sono maschi bianchi.
Conclude così: "Ma si tratta anche di ricompensare grandi opere d'arte a prescindere dal colore della pelle di chi le ha realizzate. Hamilton è strepitoso perché Lin-Manuel Miranda è portoricano? No, lo è perché è una figata. Allo stesso modo, trovo inconcepibile che si possa guardare quella serie e non ritenerla una grandissima opera d'arte o Michaela Coel un genio."