L'attore Elliot Page si è recentemente dichiarato pubblicamente transgender, raccontando il lungo percorso che lo ha portato al coming out e come si è sentito durante tutti questi anni. E in un'intervista con Oprah, ha rievocato l'episodio di un attacco di panico che gli capitò dopo la premiere di Inception, e ha spiegato che in passato il disagio del non essere fedele a sé stesso e alla sua vera identità lo ha portato a vivere negativamente anche i momenti più alti della sua carriera.
In particolare, la pressione derivata dal non essere conforme alle norme e alle aspettative prestabilite per il genere femminile in quel di Hollywood lo ha portato ad avere delle esperienze piuttosto negative in situazioni che altrimenti sarebbero state ritenute esaltanti, come ad esempio il tour promozionale di Inception. "C'erano così tanti giornalisti e così tante premiere in ogni parte del mondo, e io indossavo vestiti e tacchi alti praticamente a ogni singolo evento" spiega Page (via IndieWire), ricordando come una sera, in corrispondenza della premiere francese del film, il suo manager si presentò con tre abiti tra cui scegliere per lo screening "Lì ho ceduto. È stato come in una di quelle scene dei film. Quella notte, dopo la premiere, all'after-party, sono collassata. Ed è qualcosa che di solito mi accade quando ho un attacco di panico".
"Alla fine si tratta di ogni singola esperienza che hai avuto fin da quando eri bambino, le persone che ti dicono 'Il modo in cui ti siedi non è esattamente da signorina' o 'Cammini come un ragazzo' o ancora commenti sulla musica che ascolti da adolescente, sul tuo modo di vestirti"
"Ogni singolo aspetto della tua vita, della tua identità è costantemente sotto scrutinio e messo in una scatola di un sistema estremamente binario. Ecco dove conduce tutto".
E anche il periodo degli Academy Award, dopo il successo di Juno, non fu certo semplice. "Quello fu certamente un periodo molto intenso. Ricordo quanto mi sembrasse impossibile comunicare con le persone e fargli capire quanto male stessi perché ovviamente erano tutti così entusiasti. Il film divenne inaspettatamente una grande hit, io divenni piuttosto conosciuto, e tutte queste cose mi facevano sentire come se non potessi esprimere ciò che provavo, fino a che punto mi sentivo male".
"Quindi per gli Oscar, per esempio... Non riuscivo a guardare le foto di quel red carpet. La persone adesso guarderanno quest'intervista e diranno 'Oh mio Dio, si sta lamentando di quando andò agli Oscar!'. E ancora, credo che sia questo [tipo di mentalità] che ti impedisce di permettere a te stesso di non solo sentire il dolore che provi, ma anche rifletterci su, di anche solo sederti e pensarci, tirarlo fuori, e confrontarlo".