Mentre Hollywood viveva uno dei suoi momenti d'oro, una giovane Demi Moore si affacciava sulla scena con la grinta e la fragilità di chi cerca il proprio posto nel mondo. Oggi, a 61 anni, l'attrice si confessa come mai prima d'ora nel documentario di Andrew McCarthy, BRATS, presentato in anteprima al Tribeca Festival. È qui che svela il suo rapporto con l'alcol e il fatto che abbia avuto bisogno addirittura di un supervisore 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Demi Moore e il suo supervisore: un passato difficile
Era il 1985 e Demi Moore stava girando il film St. Elmo's Fire. Apparentemente sembrava andare tutto bene. Ma la verità è che era un'anima tormentata a quei tempi: "Ero terrorizzata dal fallire, di non essere all'altezza," confessa. All'epoca, il regista Joel Schumacher fece una scommessa su di lei, nonostante la mancanza di garanzie al botteghino. "Potevano trovare facilmente qualcun altro," riflette Moore, riconoscendo l'audacia del regista.
Anche perché già in quel periodo Moore confessa che stava cercando di mantenere la sobrietà durante le riprese. Addirittura venne assunto un supervisore a tempo pieno per lei: "Loro pagavano per avere con me questa persona 24 ore su 24, 7 giorni su 7," rivela Moore, svelando un retroscena sorprendente anche per McCarthy. Questo supporto continuo era cruciale per un'attrice che stava ancora navigando le turbolenze della dipendenza da droghe e alcol.
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Moore racconta inoltre di aver ricevuto pressioni per scegliere tra il film e la propria vita intanto che soggiornava in una clinica di riabilitazione. La risposta dell'attrice? "Il film! Ho scelto il film senza dubbio!" riflettendo la sua allora scarsa autostima. Questa fase della sua vita è dettagliata anche nella sua autobiografia del 2019, Inside Out, dove Moore esplora la sua lunga lotta contro le dipendenze e il percorso verso la sobrietà.