Dead Man Walking - Condannato a morte è un film del 1995, diretto da Tim Robbins, basato su una storia vera: quella raccontata da suor Helen Prejean nel suo romanzo autobiografico. Il titolo in lingua originale della pellicola, Dead man walking, è in realtà un'espressione che usano i carcerieri americani quando devono annunciare il tragitto che il condannato compie recandosi dalla sua cella alla sala dell'esecuzione.
Ispirato a fatti realmente accaduti il film racconta la storia di suor Helen, interpretata da Susan Sarandon, che accetta la richiesta di un prigioniero nel braccio della morte, Matthew Poncelet, di diventare la sua consulente spirituale. La Sarandon lesse il libro della vera Helen prima di prestarlo a Robbins che ne rimase molto impressionato: "Sono sempre stato contrario alla pena di morte ma non avrei mai pensato di farne un film fino a quando ho letto il libro della sorella Helen".
"Questa è una storia che è allo stesso tempo accessibile e universale. La più grande sfida nel raccontarla era quella di non esaltare il condannato e rispettare la dignità delle famiglie delle vittime, la cui voce viene così raramente ascoltata." Continuò il regista, durante una conferenza stampa del 1996. "Dead Man Walking è un film che parla della violenza e delle conseguenze della violenza. Parla di madri, di amore incondizionato, di redenzione. Parla del bisogno di vendetta, ma si interroga su quanto sia giusto che lo Stato se ne occupi".
Suor Helen Prejean aveva cominciato a occuparsi della pena di morte già nel 1981, quando un prigioniero nella cella della morte in Louisiana le chiese di scrivergli: "Abbiamo cominciato a scriverci, ed è stato la prima persona che ho visto giustiziare. Il film di Robbins coglie completamente non solo lo spirito del mio libro, ma anche l' essenza del dibattito sulla pena di morte."
"In genere la pena di morte è vista come un' astrazione", Ha spiegato anni dopo la Sarandon. "Ma quando la gente viene a sapere i dettagli su come lo Stato ammazza una persona diventano tutti più cauti. C'è una certa riluttanza nel ricorrere alla pena di morte sia da parte delle giurie che nei penitenziari americani. Non so se questo film contribuirà a cambiare la situazione: a me interessa che la gente s'interroghi su questa storia".