E' morto a New York, all'età di 94 anni, D.A. Pennebaker, regista americano e una delle grandi firme del documentario statunitense e mondiale. Autore di una sessantina di titoli, tra lunghi e corti per grande e piccolo schermo dal 1953 al 2016, Pennebaker ricevette un Oscar alla carriera nel 2013, dopo essere stato insignito di un riconoscimento simile nel 2005 da parte della International Documentary Association. Il suo ultimo lavoro, Unlocking the Cage, trattava della battaglia per conferire diritti umani a diverse specie animali negli Stati Uniti.
Nato nell'Illinois nel 1925, D.A. Pennebaker, figlio di un fotografo, esordì dietro la macchina da presa nel 1953, e la svolta arrivò quando gli fu chiesto di riprendere la tournée inglese di Bob Dylan nel 1965. Il risultato, Dont Look Back, uscì nel 1967 ed è considerato una pietra miliare nel suo genere, nonché precursore di altre esperienze musicali del cineasta che lavorò anche con David Bowie e i Depeche Mode. Un anno dopo, con Monterey Pop, il regista fu selezionato in concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, mentre nel 1987 e nel 2002 partecipò al Sundance e a Cannes.
La sua unica candidatura all'Oscar, nella categoria del lungometraggio documentario, arrivò nel 1994 per War Room, firmato insieme al sodale Chris Hegedus. Nel 2004 fu invece candidato all'Emmy per la regia di Elaine Stritch at Liberty, versione filmata di uno spettacolo della grande attrice, sempre in collaborazione con Hegedus. D.A. Pennebaker era noto per il suo stile diretto, senza voce narrante e interviste, al punto che lui stesso, in alcune dichiarazioni a mezzo stampa, affermò che i suoi film non erano da considerare documentari nel senso convenzionale del termine. Era conosciuto anche per le sue innovazioni tecniche: laureato in ingegneria, creò uno dei primi sistemi di ripresa audio e video 16mm completamente portatili e sincronizzati.