La notizia che Gal Gadot interpreterà la regina Cleopatra in un nuovo film diretto da Patty Jenkins ha suscitato numerose polemiche soprattutto nel mondo arabo, dove non si sono lesinati commenti al vetriolo sul fatto che l'attrice fosse innanzitutto israeliana e soprattutto troppo bianca per poter impersonare l'ultima regina d'Egitto. Ma Cleopatra era bianca o nera? La risposta non è così immediata. In pieno clima di cancel culture dilagante è chiaro come un argomento di questo genere polarizzi le discussioni, con gli studios impegnati sempre più nell'uso millimetrico di un manuale Cencelli dell'inclusione. Se però ragioniamo attraverso un metro ben diverso, ovvero l'archeologia e la ricostruzione storica, il discorso è di ben altro tenore e le risposte si fanno complesse.
Cleopatra è stata una delle sovrane più note dell'antichità, fu non solo l'ultima discendente della dinastia dei Tolomei ma anche di tutta l'era ellenistica, la cui fine viene fatta coincidere proprio con la sua morte nel 30 avanti Cristo dopo la battaglia di Azio che consegnò il suo regno a Roma. Storici e archeologi, diversamente dalla polemiche che hanno investito Gal Gadot, non si sono mai interessati al suo colore della pelle perché questo aspetto rientra nella mera speculazione, ovvero ha un fondamento scientifico pari allo zero. La maggior parte degli studi si sono semmai concentrati sul cercare di capire di chi possa essere stata la figlia, perché se il padre è arcinoto, ovvero il faraone Tolomeo XII Aulete, non lo è invece sua madre. Unico indizio ci arriva da uno storico antico e attento del calibro di Strabone che la definisce come una figlia illegittima del re, al pari dei fratellastri Tolomeno XIII, Tolomeo XIV e della sorellastra Arsinoe. Interpellata da Newsweek, Kathryn Bard, che tutti coloro che si apprestano a studiare seriamente l'egittologia conoscono per via del manuale An Introduction to the Archaeology of Ancient Egypt, liquida la questione rimarcando come fosse di stirpe macedone in quanto discendente di Tolomeo Soter, generale di Alessandro Magno e fondatore della dinastia omonima.
Anche Gerald Kadish, professore emerito di storia del Vicino Oriente alla Binghamton University, sottolinea come la risoluzione dei problemi genealogici siano il vero grattacapo che continua a dannare generazioni di archeologi: "L'unica questione irrisolta, forse irrisolvibile, ma è la più rilevante è: chi sia sua madre. Sappiamo chi era suo padre. Non era certamente nero. Nessuno dei suoi fratelli era altro che greco-macedone, per quanto ne so. I rapporti di Cleopatra con i suoi fratelli hanno più a che fare con il potere di qualsiasi etnia". Tra i parenti, infatti, i rapporti non furono proprio da "Mulino Bianco", anzi. Dopo una breve co-reggenza con il padre, datata tra il 52 e il 51 a.C., alla sua morte Cleopatra salì al trono insieme al fratello minore, Tolomeo XIII. I due però mal si sopportavano e quando Cleopatra tentò di prendersi direttamente il trono si scatenò una guerra che coinvolse anche il resto della famiglia. A complicare le cose ci fu l'assassinio di Gneo Pompeo, arrivato in Egitto per sfuggire a Giulio Cesare e l'arrivo di quest'ultimo ad Alessandria. Il resto è storia, compreso l'ingegnoso ingresso in segreto di Cleopatra direttamente nelle stanze private di Cesare dentro un sontuoso tappeto e il colpo di fulmine che segnerà il destino di entrambi.
Gal Gadot sarà Cleopatra ma è già polemica per il ruolo: "Vergognati"
Betsy M. Bryan, professoressa di arte e archeologia egiziana alla John Hopkins University lega invece Cleopatra al clero di Menfi, capitale dell'Egitto faraonico durante l'Antico Regno e importante centro religioso nelle epoche successive: "È stato suggerito che la madre di Cleopatra provenisse da una famiglia di alto rango dei sacerdoti di Menfi. Se così fosse, Cleopatra potrebbe essere almeno al 50 per cento di origine egiziana". Chi sostiene questa tesi cita il ritrovamento di un busto di Pedubasti II, alto sacerdote di Ptah, nel palazzo di Cleopatra Selene, figlia di Cleopatra e Marco Antonio, a Chercel in Algeria. Ma per quanto intrigante, questo legame appare piuttosto debole perché all'epoca in cui Cleopatra Selene era regina della Mauritania, la famiglia degli alti preti di Ptah era stata espropriata dei suoi averi dopo la guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano Augusto e se anche supponessimo che ci fosse una parentela potrebbe non essere diretta. Anzi è più probabile che il ritratto di Pedubasti II sia lì perché era stato il suocero di Berenice, la presunta figlia di Tolomeo VIII e non perché sia il bisnonno di Cleopatra Selene.
Insomma, si lavora in un terreno abbastanza infido in cui i dati sono veramente esigui, anche se c'è chi pensa di aver trovato la quadra a tutta la questione come ha puntualizzato un documentario andato in onda sulla BBC in cui si è arrivati alla conclusione che Cleopatra sia africana e ne hanno ricostruito le fattezze del volto grazie alla comparazione - addirittura - con il presunto teschio della sorellastra Arsinoe. L'identificazione viene data per sicura dalla ricercatrice Sally-Ann Ashton che si spinge oltre il dibattito accademico: "Cleopatra ha governato in Egitto molto prima dell'insediamento arabo in Nord Africa. Se il lato materno della sua famiglia era composto da donne indigene, allora erano africane e questo dovrebbe riflettersi in qualsiasi rappresentazione contemporanea di Cleopatra. Perciò - spiega ancora - i registi avrebbero dovuto considerare un'attrice di origini miste per interpretarla, sarebbe stata una scelta molto valida. Adesso molte istituzioni stanno finalmente riconoscendo l'importanza di riconoscere correttamente la presenza e le conquiste di persone di origine africana e sarebbe un'opportunità perfetta anche per l'industria cinematografica che potrebbe promuovere Cleopatra come sovrana africana di doppia discendenza".
Cleopatra regna sul grande schermo
Ma l'entusiasmo del documentario della BBC, citato sempre da Newsweek, si sgretola di fronte alle evidenze scientifiche e al tiro mancino del caso. Innanzitutto la ricostruzione del viso si basa su un confronto con un teschio attribuito ad Arsinoe da Hilke Thuer dell'Austrian Academy of Sciences. Nei primi anni Novanta aveva, infatti, riesaminato la documentazione di un saggio di scavo eseguito nel 1926 sulle rovine di un mausoleo nel sito di Efeso in Turchia. Qui era stato rinvenuto lo scheletro di una ragazza che secondo lei sarebbe appartenuto ad Arsinoe. La tesi, aveva fatto scalpore, ma aveva anche sollevato dubbi di metodologia perché quei resti ossei sono andati dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale e ogni studio attuale su di essi si basa su una documentazione indiretta fatta attraverso gli appunti e le fotografie di quasi un secolo fa. È chiaro che di fronte ad una situazione così compromessa sia necessaria cautela non solo nelle attribuzioni ma anche nei passaggi successivi, comprese le ricostruzioni 3D che per quanto spettacolari possono però risultare non solo fallaci ma anche mistificatorie. Basti pensare ad esempio alla questione delle misure del cranio che nel documentario vengono definite un mix tra caucasiche e africane, ma che alla prova tangibile dei fatti e con le premesse di metodo citate, non sono un criterio sufficiente e soprattutto valido per consentire una possibile identificazione etnica.