Sono passati quarant'anni dall'uscita nelle sale di Un Sacco bello, il film di esordio di Carlo Verdone che portò sul grande schermo i personaggi che lo avevano visto protagonista nella trasmissione televisiva No Stop.
"Un sacco bello è un omaggio a certi caratteri tipicamente romani, ma con un DNA riconoscibile in tutt'Italia" dice subito Carlo Verdone nel documentario disponibile su Youtube che potete vedere in fondo a questa pagina, guardando il panorama della città dove è nato. Il viaggio della memoria di Carlo inizia da Via Lungotevere dei Vallati nel Rione Regola, la casa dove è nato è cresciuto in un quartiere "dove ho conosciuto tipi che mi hanno ispirato". Un sacco bello è stato scritto sul tavolo dove la famiglia Verdone pranzava: "Questo è il tavolo dove pranzavamo, un momento di aggregazione di una famiglia viva e dinamica ed è il tavolo dove ho scritto Un sacco bello". Carlo da ragazzino era vivace ma timido, con un orecchio particolare che gli permetteva di fare le voci del papà di un amico che abitava al primo piano. "Vista questa mia capacità - ricorda l'attore - nel 1970 mio padre e mia madre mi fecero incontrare Maria Signorelli che aveva costituito con la famiglia l'Opera dei Burattini di Maria Signorelli".
Seduto al tavolo di famiglia Carlo Verdone sottolinea il peso che ha avuto il fratello nella sua crescita professionale. Appassionato di Teatro, Luca aveva fondato una compagnia teatrale, con i compagni di scuola si esibiva in una cantina gelida di Via Cavour. L'attore ricorda che il posto era talmente freddo che una volta si erano ammalati la maggior pare degli attori: "stavano per interrompere lo spettacolo e mi misi in testa che potevo sostituire gli attori che erano malati, da li è cominciato il mio trasformismo".
Carlo è figlio di Mario Verdone, dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia e critico cinematografico. Nel documentario l'uomo racconta che un giorno fece vedere a Roberto Rossellinii un Super 8 che aveva girato il figlio: "guarda questo Super 8 di mio figlio, si chiama Poesia Solare". Il regista romano riconobbe il talento di Carlo e lo volle nel corso di regia del Centro Sperimentale.
Un altro punto di svolta per Carlo arrivò quando il direttore del Teatro Alberico di Roma gli chiese di scrivere qualche pezzo per uno spettacolo:"una prova per quindici giorni e vediamo come va". "Il primo monologo che ho scritto- dice Carlo - fu 'il discorso del Prete agli sposi'". All'Alberico Verdone fu notato da Enzo Trapani, il regista di No Stop "un grande regista ed un grande uomo" lo definisce Carlo, che in quel programma propose i personaggi che avrebbero dato vita al suo primo film, Un sacco bello.
Eccoci arrivati al momento più importante della vita del regista: un giorno a casa Verdone squillò il telefono e dall'altra parte del filo c'era Sergio Leone che lo voleva incontrare a casa sua. È il compianto regista, noto per i suoi film del genere spaghetti-western, che racconta: "vidi per televisione questo strano personaggio che diceva cose senza senso, mi fece ridere e capì che stava per nascere un nuovo comico". Sergio Leone gli disse "è arrivato il momento che devi fare un film e te lo devi dirigere da solo" e lo affidò a due sceneggiatori Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi.
I personaggi di Un sacco bello
I personaggi di contorno di Un sacco bello sono nati osservando persone reali, Fiorenza è la figlia di De Bernardi, il padre del fricchettone è un omone entrato a casa di Sergio Leone per portare la spesa al regista. Quest'ultimo fu interpretato da Mario Brega "quando lo dissi a Brega mi strinse le guance con affetto lasciandomi dei lividi" racconta Carlo. Il compagno di Enzo, uno dei personaggi del film fu affidato al bravo Renato Scarpa mentre Veronica Miriel, nel ruolo della spagnola Marisol, fu scelta personalmente da Sergio Leone. Entrambi gli attori ricordano con affetto e nostalgia i loro personaggi e quei giorni passati sul set col neo regista. Veronica ricorda anche Sergio Leone "che spesso sul set silenzioso aiutava Carlo, gli dava dei consigli".
Carlo ritorna sulla terrazza di casa sua, nel quartiere dove ha trovato tanti amici che lo hanno aiutato, alcuni dei quali raccontano aneddoti del backstage del film. Fu Sergio Leone a chiamarli "ragazzi bisogna dare una mano a questo ragazzo Carlo Verdone" ricorda Alfredo Ciarpelloni e con lui Claudio Lo Cascio, Franco Venditti e Massimo Torda. Ognuno di loro ha un aneddoto da raccontare, una curiosità sul dietro le quinte del film.
Dopo aver rivisto la macchina di Enzo, una Fiat Dino che allora fu "adattata secondo l'immaginario del bullo con gli elementi fondamentali per rimorchiare le polacche a Cracovia", Carlo parla di Ennio Morricone. Il musicista rappresenta "un motivo d'orgoglio" per l'attore romano. Il premio Oscar rivela che fu Sergio Leone a chiamarlo: "sono stato chiamato da Sergio Leone, Carlo si è trovato una musica che forse non era quella che aveva immaginato cosa che successe anche in Bianco Rosso e Verdone".
Le memorie di Carlo Verdone sono legate anche agli oggetti, primo fra tutti il David di Donatello che gli fu consegnato "quella sera sul palco c'erano Alberto Sordi, Nino Manfredi, Alain Delon e Romy Schneider e c'ero io" ricorda con un misto di orgoglio e commozione. È la volta del Nastro d'argento, vinto come miglior attore esordiente, il ciak storico dell'ultima scena e la locandina de film: "Leone disse 'si chiama Un sacco bello e mettiamo come sfondo un sacco di iuta'" racconta Carlo che poi, mostrando la foto in primo piano dice: "la foto del bullo e quella di un provino, in un abbigliamento da motociclista che nel film non indosserà mai".
La sera prima dell'inizio delle riprese Carlo non riusciva a prendere sonno, suonò il citofono era Sergio Leone che lo aspettava giù al palazzo. Quando lo vide gli disse "facciamoci un giro che ti distrai un po' perché la notte prima non si dorme mai, manco io dormo e domani mattina alle sei ti vengo a prendere io con la Mercedes", "dimostrò tutta la sua grandezza" ricorda commosso Carlo Verdone.