Saper distinguere gli esseri umani dai replicanti, a meno che tu non sia un esperto, non è un compito facile; i replicanti "Nexus" che vediamo in Blade Runner, film diretto da Ridley Scott nel 1982, sono indistinguibili dai normali esseri umani: sono identici a noi dal punto di vista fisico, si comportano come noi, hanno ricordi e provano sentimenti. I loro occhi sono l'unica cosa che puoi aiutare un essere umano ad identificarli. Ma come fu realizzato questo straordinario effetto visivo?
Scott e il direttore della fotografia Jordan Cronenweth hanno ottenuto il famoso effetto degli "occhi brillanti", quel particolare colore dorato quasi tendente all'arancione, utilizzando una tecnica inventata da Fritz Lang nota come Processo di Schüfftan: la luce viene rimbalzata negli occhi di attori e attrici grazie ad uno specchio montato con un angolo di quarantacinque gradi rispetto alla posizione della telecamera.
Negli occhi di ogni replicante, man mano che la storia del film prosegue, compare una sorta di luce rossa. Si vede, ad esempio, nel gufo replicante nell'ufficio del dottor Elden Tyrell. Leon Kowalski ha il bagliore rosso durante il suo test Voight-Kampff, proprio come Rachael. Invece, mentre si trova nel club, si può vedere il bagliore negli occhi di Zhora. Roy Batty ha il bagliore più volte durante il film, soprattutto mentre uccide Tyrell. Persino Deckard sembra avere una luce rossa negli occhi mentre parla con Rachael nella sua casa.
Nel luglio del 2000 Ridley Scott ha confermato che Deckard è, in verità, un replicante. Harrison Ford non ha apprezzato affatto la dichiarazione del regista e nei mesi successivi ha dichiarato: "Eravamo d'accordo, avevamo concordato che, senza ombra di dubbio, lui non era un replicante". Nella sua autobiografia anche Rutger Hauer ha espresso una certa delusione a proposito della rivelazione di Scott, ritenendo che riducesse l'importanza simbolica dello scontro finale tra Deckard e Batty, trasformandolo da una battaglia tra l'uomo e la macchina in un semplice combattimento tra due replicanti.
Il regista britannico ha scelto di non rilasciare ulteriori dichiarazioni ma, intervistato da Variety, ha affrontato nuovamente la vecchia critica mossa nei confronti di Blade Runner secondo la quale i suoi primi film erano eccessivamente incentrati sull'aspetto visivo: "Mi hanno detto molte volte che il mio stile era troppo bello, troppo dettato dall'immagine. E io ho pensato: 'Ma che cazzo vorrebbe dire?' Solo perché ero più bravo degli altri nelle inquadrature, cosa che mi ha reso il regista di successo che sono oggi, questo non significa che non fossi interessato alla trama. Non lavoro alla radio dopotutto, io faccio film."