Barbie è stato vietato in Libano e Kuwait e il motivo non è la mappa al centro di precedenti polemiche, ma l'accusa di promuovere l'omosessualità. Il lungometraggio diretto da Greta Gerwig, che ha superato già quota 1 miliardo di incassi, è stato infatti ritenuto contrario ai 'valori' sostenuti dalle due nazioni.
Le accuse
In Libano, nonostante la nazione sia stata in passato considerata piuttosto aperta nei confronti della comunità LGBTQ, Barbie è stato vietato. Il ministro della cultura Mohammad Mortada ha sostenuto che il lungometraggio "promuove l'omosessualità" e sia contrario "ai valori della fede e della moralità" perché diminuisce l'importanza delle famiglie.
La censura dovrà quindi occuparsi della questione ed è quasi certo che il lungometraggio non otterrà il via libera alla distribuzione nelle sale.
In Kuwait il progetto prodotto da Mattel e Warner Bros è invece stato accusato dai responsabili della censura, come dichiarato dal responsabile Lafi Al-Subaie, di "proporre idee che incoraggiano un comportamento inaccettabile e distorcono i valori della società".
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Il via libera in altre nazioni
Barbie arriverà invece nelle sale dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi il 10 agosto, anche se per ora non è stato svelato se siano stati compiuti dei tagli o realizzate delle modifiche per ottenere l'approvazione delle autorità locali.
Nelle Filippine, ad esempio, il film è stato distribuito senza la controversa mappa che ha scatenato delle polemiche a causa dell'involontaria somiglianza con la linea dei nove tratti che rappresenta le rivendicazioni territoriali della Cina, contestata da diversi governi della regione asiatica