Mentre si celebrano - e dibattono - i 40 anni dal 1977 e già si annunciano omaggi (e schermaglie) per i cinquant'anni dal Sessantotto, arriva sugli schermi italiani Assalto al cielo, il nuovo film documentario di Francesco Munzi, prodotto da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema. Dopo il successo internazionale di Anime nere e una prima mondiale al Festival di Venezia salutata con una standing ovation in Sala Grande, il documentario di Munzi mostra - con un'immersione in alcuni dei più importanti archivi d'Italia (Luce, Teche Rai, Archivio del Movimento operaio, Cineteca di Bologna...) - immagini, immaginari, energie, di un taglio di tempo eccezionale e complesso della nostra storia: il decennio 1968-1977 dei giovani italiani che animarono le lotte politiche extraparlamentari. Con un viaggio visivo che non cerca il punto o conclusioni su una stagione, ma un'apertura su un discorso troppo spesso rimosso dal dibattito pubblico, in un momento (specie per i giovani) di messa in crisi della parola politica. Un discorso non soltanto retrospettivo, ma che mostra slanci, richieste, derive e sogni di tanti. Avvertiti ancora oggi.
Assalto al cielo inizia da giovedì 6 aprile un lungo tour di proiezioni e teniture nelle sale italiane, distribuito da Luce-Cinecittà.
Costruito esclusivamente con materiale documentario di archivio, il film racconta la parabola di quei ragazzi che animarono le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche violenze e delitti, inseguirono l'idea della rivoluzione, tentando l'Assalto al Cielo. Diviso in tre movimenti come fosse una partitura musicale, il film esprime il sentimento che oggi conserviamo di quegli anni, mescolando nelle scelte del materiale e di montaggio, memoria personale, storia, spunti di riflessione e desiderio di trasfigurazione.
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