Monica Lewinsky ha rilasciato un'intervista prima del rilascio di American Crime Story: Impeachment, la serie TV incentrata sulla sua relazione a metà degli anni '90 con l'allora presidente americano Bill Clinton. Ha quindi parlato delle sue paure personali e del suo più grande rammarico, legato ad alcune scelte fatte in passato.
Mancano ancora diversi giorni all'uscita di American Crime Story: Impeachment, lo show con Sarah Paulson che racconterà lo scandalo che anni fa travolse Monica Lewinsky e l'ex presidente Bill Clinton. Una serie TV prodotta dalla stessa ex stagista della Casa Bianca che questa settimana ha risposto ad alcune domande molto personali, tramite un Q&A pubblicato da Vanity Fair. Quando le è stato chiesto della sua più grande paura, Lewinsky ha risposto: "Se la battono una tarantola che striscia su di me e morire da sola". Quanto al suo "più grande rammarico", invece, ha detto: "Che alcune mie scelte abbiano fatto soffrire delle persone in passato".
Lewinsky era una stagista nel 1995, quando ebbe inizio la sua relazione con Clinton. Il loro rapporto è venuto alla luce tre anni dopo, in seguito ad un'indagine sulla condotta del presidente con un'altra donna, Paula Jones, scatenando uno scandalo che all'epoca calamitò l'interesse dei media internazionali. Clinton è stato messo sotto accusa dalla Camera dei Rappresentanti nel dicembre 1998, con l'accusa di spergiuro e ostruzione alla giustizia per i suoi tentativi di insabbiare la sua relazione con Lewinsky. Il Senato ha votato nel febbraio 1999 per assolverlo da tali accuse, permettendogli di scontare il resto del suo secondo mandato. Dopo un periodo trascorso lontana dai riflettori, Lewinsky è diventata un'attivista contro il bullismo ed ha lanciato la campagna #DefyTheName nel 2018.
Nel suo questionario con Vanity Fair, Lewinsky ha apparentemente fatto riferimento al famigerato scandalo ed ha detto alla rivista di "vedere il 1998" quando le è stato chiesto di un'occasione in cui avrebbe mentito. La scrittrice ha anche indicato se stessa quando le è stato chiesto di una figura storica con cui si identifica. Dovendo elencare le cose di cui va più fiera, Lewinsky ha detto: "Il fatto che il mio spirito di sopravvivenza, il mio umorismo e la capacità di aprire il mio cuore siano ancora intatti". Ha aggiunto scherzosamente: "Anche essere riuscita a risolvere il cubo di Rubik intorno ai nove anni (per risolvere intendo che potrei aver staccato gli adesivi per riattaccarli nel modo giusto)".
In precedenza, Lewinsky ha rivisitato il periodo travagliato della sua vita durante e dopo lo scandalo nella docuserie The Clinton Affair del 2018. In seguito, ha scritto in un saggio per Vanity Fair che la partecipazione al documentario l'ha costretta "a riconoscere a se stessa un comportamento passato di cui si pente ancora e di cui si vergogna". Ha quindi aggiunto: "Ci sono stati molti, molti momenti in cui ho messo in dubbio non solo la decisione di partecipare, ma la mia stessa sanità mentale. Nonostante tutti i modi in cui ho cercato di proteggere la mia salute mentale, è stato comunque impegnativo riuscirci".