Per il design degli xenomorfi in Alien: Covenant gli artisti si sono ispirati a ciò che hanno visto in un museo italiano. Per l'esattezza, il creature design supervisor Conor O'Sullivan e i suoi collaboratori si sono recati a La Specola, una delle sedi del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, dove si trovano le collezioni di zoologia e anatomia.
Intervistato ai tempi dell'uscita dall'Hollywood Reporter, O'Sullivan aveva commentato così la visita: "Hanno tutti questi modelli di anatomia e medicina a cui è stata rimossa la pelle per mettere in evidenza i muscoli. Ridley Scott ne parlava come del modello di base per ciò che voleva." Su insistenza di Scott, le creature erano per lo più realizzate con tecniche artigianali, inclusi stuntmen con costumi, ma per alcune inquadrature, per motivi puramente pratici, si fece ricorso alla CGI.
Alien: Covenant, le visioni atroci di un Prometeo maledetto
Ovviamente per Alien: Covenant è anche stato rispettato il design originale di H.R. Giger, che vinse un Oscar per il capostipite Alien nel 1980, ma con modifiche e aggiustamenti per creare le nuove varianti dello xenomorfo, frutto degli esperimenti del perfido androide David.
Il sequel di Prometheus doveva essere il secondo di una serie di film ambientati prima dell'originale del 1979, ma in una recente intervista il regista Ridley Scott ha affermato che, pur essendo al lavoro su un nuovo lungometraggio nel franchise, non è ancora sicuro che vada situato nella medesima linea temporale. Il cineasta è anche coinvolto, insieme allo showrunner Noah Hawley, nella realizzazione di una serie televisiva per il canale FX (in Europa sarà presumibilmente disponibile su Star, nuova sottocategoria di Disney+ che debutterà il 23 febbraio). Il serial avrà la particolarità di essere ambientato sulla Terra, la prima volta all'interno del franchise se si escludono i due capitoli di Alien Vs. Predator, non ufficialmente parte del canone cinematografico.